La tua voce
Sgorgata da ipnotiche visioni di giorni sfumati su strade piatte schiusa per pronunciare germogli aperta alla frescura della prima rugiada canta le ore lambendo la luna nella chiarità e nell’imbrunire. M’immergerò nelle tue corde pronte a vibrare uscite a raggiera con timidezza s’aggirano nel vento penetrano la terra con stridule grida di gabbiani s’abbassano a un sussurro. Morbide gravità sconfinano in ampiezza arrivano all’essenza sul ciglio delle strofe la tristezza s’acquieta e giunge dolce come le prime onde di un tranquillo mare il peso della coscienza inquieta. Si squarcia il cielo come se t’avesse sempre atteso lascia il passo alla tua voce e t’espandi.
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