Inverno... nel cuore
Vento che dondola i pini, campi ricoperti di neve, il passo di solitari viandanti leggero e felpato. La terra si è presa una pausa, riflette e si rigenera. Allegre peccatrici si riscaldano dopo una notte insonne. Tutto è sospeso, immobile. Un silenzio sacrale fa intimidire gli uccelli, volpi e lepri accucciate in provvisorie tane. Questo è il momento per chiedersi cosa fare, della non sofferenza. L'occhio distratto rimira fiocchi leggeri e candidi appoggiarsi con grazia sulla fradicia terra. Vorrei cantare un salmo imparato da fanciullo, quando il mio cuore, ancora vergine, profumava di innocenza, ma non riesco. Esce solamente uno strozzato grido di terrore pensando al giorno dopo. Tutto ciò ch'era dono spontaneo, che era facile ridonare. Un'anima ardente, una accorata preghiera, la felicità di riuscire a volare per la prima volta. Tutto è passato come un fumo tenue, si è disfatto nel fondo di pezzi di vetro. Ed ecco che su ciò che mai più ritornerà suona un vecchio violinista senza denti. Con una selvaggia energia, la felicità mi arrossisce il viso. Quasi che la mia dea, conosciuta da sempre, varchi con me la soglia di casa. Sogno spezzato e svanito nel nulla.
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