Inverno... nel cuore

Vento che dondola i pini,
campi ricoperti di neve,
il passo di solitari viandanti
leggero e felpato.

La terra si è presa una pausa,
riflette e si rigenera.
Allegre peccatrici si riscaldano
dopo una notte insonne.

Tutto è sospeso, immobile.
Un silenzio sacrale fa intimidire
gli uccelli, volpi e lepri accucciate
in provvisorie tane.

Questo è il momento per chiedersi
cosa fare, della non sofferenza.
L'occhio distratto rimira fiocchi
leggeri e candidi appoggiarsi 
con grazia sulla fradicia terra.

Vorrei cantare un salmo imparato
da fanciullo, quando il mio cuore,
ancora vergine, profumava di
innocenza, ma non riesco.

Esce solamente uno strozzato 
grido di terrore pensando al
giorno dopo.
Tutto ciò ch'era dono spontaneo,
che era facile ridonare.
Un'anima ardente, una accorata
preghiera, la felicità di riuscire
a volare per la prima volta.

Tutto è passato come un fumo
tenue, si è disfatto nel fondo di
pezzi di vetro.
Ed ecco che su ciò che mai più
ritornerà suona un vecchio
violinista senza denti.

Con una selvaggia energia, la
felicità mi arrossisce il viso.
Quasi che la mia dea, conosciuta
da sempre, varchi con me la
soglia di casa.

Sogno spezzato e svanito nel nulla.
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