Cantico di dolore
Come solerte cielo in una notte di ombre vacillanti traballo anch'io lungo l'argine del mio martirio supplizio di continue rassegnazioni e piaghe di dolci sconfitte ma come un sole dormiente mi riparo dentro il vestibolo decadente delle mie solitudini e brancolo nel deserto delle lunghe estati e delle povere orazioni corro adesso verso una nave che non c'è una nave che vedo soltanto io e tu che tieni il mio passo irrisoluto e le isteriche danze del mattino spietato guardami nell'inferno di codesto Paradiso e trafiggi il cuore che ho già trafitto in questi anni di stolte passioni senza pretese eccoci già qui in questo nuovo giardino dove l'acqua ha creato un mare dolce e il sole non muore mai tranne nelle ore del vespro dove sanguina la sua impazienza io e te ancora erbette senza pioggia naufraghiamo lontano dalle nostre coste pulsiamo come battiti supremi nell'argine di una fiume di carta adesso brindiamo brindiamo pure Celeste le nostre vittorie sono le crude rinunce di un dio che non tocca la sera...
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |
01-09-2012 | Cagnacci Marzia | La sofferenza delll' anima descritta in maniera così intensa che sembra quasi di sentirla scivolare dalla pelle al cuore! | |
09-08-2012 | Santo Francesco Luca | Grazie mille | |
29-07-2012 | Gazzaniga Rosanna | Profonda introspezione in immagini molto belle! Intensa, complimenti! |