Ancora la luna
Forte come un macigno gettato in un lago, sicura come la speranza di chi ama, gelida, come il colore della morte, la luna stasera era trionfante, in un cielo algido di stelle, parco di nubi, sopra i tetti di periferia. Chi sono io, che c’entra la mia persona con l’infinito e le stelle? Cosa rappresenta il mio alitar tra le favelle, o il mio desiderio di gioir per una vita che vacilla? Non interessa che il mio dolore duri in eterno, che io vaghi a cercar la risposta a una condanna che ormai porto silenzioso, senza osare di sperare o chiedere a qualcuno venia. Non mi interessa se la luna stasera risplende, se la sua luce descrive il mondo senza ombre. La notte si distende sulle cose, sulle piante del mio giardino, ed entra nella mia spelonca, col sapore di un piacevole dono. Forse la mia condanna si chiama destino, forse l’amore che nutro pel mondo è la mia missione, affinché una falena continui a girare sulla fiamma del mio disperare.
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