Il bambino che volava

Gabriele correva nel giardino di casa tenendo le braccia allargate come fossero ali e ogni
tanto gridava:
<< Io volo! So volare! Mamma, papà... guardatemi! Volo davvero! >>
I due genitori lo guardavano a vista stando sull'uscio della porta di casa. Sorridevano vedendo
il loro bambino felice. Quel piccolino si divertiva con poco e aveva un unico grande sogno: volare.
Questo era anche il suo pensiero fisso. Non faceva a tempo di aprire gli occhi che già parlava di
volare. Non sognava di volare su un aereo lui, a differenza di tanti, voleva volare come vola ogni
uccello e questa era certo un'impresa che non si sarebbe mai potuta realizzare, ma lui ci credeva
fortemente ed era giusto lasciarglielo credere. Un bel giorno accadde un evento inatteso: Gabriele,
come al solito, correva in giardino più veloce che mai. A un certo punto mosse le braccia come
fanno gli uccelli con le ali e si alzò un poco da terra. Questo episodio durò un attimo ma per
Gabriele fu l'inizio del suo sogno. Esultante corse in casa a raccontarlo ai suoi che in quel
momento stavano sorseggiando un buon caffè con gli amici.

<< Mamma, papà! Io so volare! So volare! Mi sono alzato da terra con i miei piedi, ma poi sono
caduto subito. Questo è solo l'inizio! Io riuscirò a volare! >>
Tutti i presenti rimasero ammutoliti e si guardarono negli occhi l'un l'altro increduli mentre
ascoltavano il racconto esultante del piccolo. Persino i genitori erano sorpresi. Sapevano che
Gabriele non raccontava mai bugie e da come descriveva nei minimi particolari quell'accaduto,
intuirono che non mentiva e che ciò era veramente successo. Proposero al piccolo di far vedere a
tutti come aveva fatto. Gabriele non se lo fece ripetere. Corse in giardino e corse tanto. Quando
fu abbastanza veloce, iniziò a sbattere le braccia ed eccolo di nuovo alzarsi da terra e questa
volta davanti agli occhi dei presenti riuscì anche a volare un po'.  Quando scese con i piedi a
terra aveva gli occhi rigati di lacrime per la felicità. Ci fu un momento di silenzio. Nessuno
riusciva a parlare per l'emozione. A rompere quel delicato momento fu Gabriele che corse fra le
braccia della sua mamma e disse:
<< Mamma... io ho volato davvero! Hai visto anche tu? Era bello volare! >>

Gabriele esultava per la gioia. Aveva sognato tanto quel momento e ora ecco che lo aveva realizzato
davvero. Ci aveva creduto fino in fondo e non aveva mai mollato e ora il suo sogno ora era divenuto 
realtà. Tutti si complimentarono con il piccolo e lui, al centro dell'attenzione di tutti, si sentì
un piccolo eroe. Tornati a casa, gli amici dei genitori di Gabriele, non dissero nulla a nessuno di
quanto avevano visto anche perché temevano di esser presi per matti. Nei giorni seguenti, il piccolo,
si esercitò nel suo giardino compiendo durante i suoi voli anche qualche piccola acrobazia. Per
fortuna la voce non si era sparsa in giro e lui poteva perfezionarsi in piena tranquillità.

I genitori cercavano in ogni modo di distoglierlo da tutto questo, ma non c'era verso.
Egli persisteva nel suo intento di volare e diventava ogni giorno sempre più bravo. La perseveranza
e la costanza lo premiavano in questo suo intento di volare. A differenza di tanti altri bambini,
però, Gabriele s’impegnava molto anche con la scuola e otteneva sempre dei buoni profitti.

I genitori erano orgogliosi e dato che lui con lo studio s’impegnava davvero gli permettevano di
continuare, pur con grande apprensione, le esercitazioni di volo. Un giorno, mentre Gabriele compiva
le sue evoluzioni in cielo, passò da quelle parti un venditore ambulante e si fermò a osservare il
piccolo. Non credeva ai suoi occhi quando lo vide volare. Rimase stupefatto dalla sua bravura e poi
volava pure senza ali ed era una cosa mai vista prima d'ora. Da qui iniziò a pensare fra se:

<< Se avessi quel bambino con me, farei tanti soldi! Diventerei ricco, tanto ricco da potermi per-
mettere di acquistare un castello. Fortunati i genitori di quel bambino! Però... >>
Iniziò così a fantasticare e a vedere il suo futuro meno misero di quanto non fosse ora. 
Quel bambino era la sua salvezza dalla miseria e non se lo voleva far scappare. Il giorno seguente
andò di nuovo a vedere il piccolo che volava per convincersi che non fosse un sogno. Era tutto reale. 
Bussò alla porta di casa dei genitori e con la scusa di vendere qualche suo articolo iniziò a parlare
del piccolo che volava. La mamma di Gabriele cercò maldestramente di nascondere tutto, ma si capiva
bene che mentiva e lei stessa si rese conto che l'uomo aveva visto il piccolo mentre volava. 

Il padre del piccolo cercava di allontanare quel personaggio un po' strano ma non c'era verso.
L'ambulante propose, a sua detta, un affare:
<< Signori vi chiedo di ascoltarmi! Vi propongo un affare vantaggioso per entrambi! Prestatemi il
piccolo per un periodo di tempo. Lavorerà con me e guadagnerà tanti soldi. Naturalmente li divideremo
a metà ed entrambi diventiamo ricchi. In fondo val la pena di sfruttare quel talento! Vedo che anche
voi non siete molto agiati. Certo state meglio di me perché avete un tetto sulla testa e... >>
L'umo non riuscì a finire la frase che fu ripreso ad alta voce dal padre di Gabriele:

<< Ma che razza di uomo è lei? Ma lei crede davvero che io sarei disposto a cedergli mio figlio
per farlo lavorare con lei? Gabriele è un bambino e deve fare la vita dei suoi coetanei! Se ne vada
da qui immediatamente prima che, io chiami la polizia! Fuori da qui! Vada via e non si faccia più
vedere! Lei è senza scrupolo e senza cuore! Via! >>

Fortunatamente Gabriele non udì padre urlare. Si stava divertendo a volare nel cielo. L'uomo si
allontanò a testa bassa ma fra se disse borbottando:
<< Io ottengo sempre ciò che voglio! Non finirà qui! >>
Si allontanò ma non di molto e rimase a guardare da lontano il bambino che volava. Fra gli oggetti
che vendeva, teneva degli specchi. Ne prese in mano uno e voltandolo verso il sole cercò di catturare
l'attenzione del piccolo e ci riuscì. Gabriele vide un luccichio e si diresse, sempre volando, verso
l'umo e giunto lì scese a terra. L'ambulante si mostrò subito cordiale con il piccolo e si complimentò
subito per le sue prodezze:

<< I miei complimenti piccolo! È la prima volta che vedo un bambino volare usando le braccia come ali!
Ma come hai fatto? >>
A quella domanda il piccolo iniziò a raccontare del suo sogno e di come era riuscito a realizzarlo.
L'uomo non vedeva l'ora di avere il piccolo con sé e ingannandolo gli disse:
<< Poco fa ho parlato con i tuoi genitori. Sono brave persone e ti vogliono bene, tanto bene che ti
permettono di venir via con me. Lavorerai con me e guadagnerai tanti soldi. Farai ricchi i tuoi
genitori ed anche me! Loro contano su di te! Seguimi e li farai felici! >>
Il piccolo perplesso, imbarazzato un po' balbettando per la paura disse:
<< Ma io no... io non voglio venire con lei! Io non la conosco e poi devo studiare... >>
<< Andiamo... non far storie! Se i tuoi hanno concesso il permesso vuol dire che va bene così e poi
è per un periodo breve! >>
<< Io voglio andare a salutare mamma e papà! Non vado via se non li saluto! >>
<< Non fare la femminuccia! Sii uomo! I tuoi non desiderano salutarti! Mi hanno detto di prenderti
con me e basta! Ho chiesto a loro se ti volevano salutare perché per un po' stavi con me, ma loro
preferiscono non vederti. Per questo non ti rimane che seguirmi. >>
<< Io non ci credo! Sono sicuro che se li saluto loro sono contenti! >>
<< Basta! Smettila di frignare e seguimi! >>
Gabriele cercò di imporsi contro la volontà dello sconosciuto ma alla fine dovette desistere. Fu
afferrato per un braccio e strattonato dovette camminare insieme con lui. Ogni tanto chiedeva all'uomo
di lasciargli il braccio perché gli faceva male, ma egli non si smuoveva alle suppliche del piccolo.
Camminarono a lungo. Lasciarono alle spalle il piccolo paese di Gabriele e s’incamminarono verso la
città più vicina percorrendo una strada sterrata e impervia. Piano, piano scese il buio. Gabriele era
stanco e affamato e aveva i piedi doloranti per il lungo cammino. Anche l'uomo si sentì stanco e si
fermò. Tirò fuori un panino dal suo borsone e rivolto al piccolo disse:

<< Immagino che anche tu abbia fame! Bè... facciamo un patto! Te ne do metà ma tu da questo momento
in poi non dovrai più far storie con me! Insieme faremo tanti soldi e dopo che saremmo ricchi potrai
tornare a casa e vedrai i tuoi come ti accoglieranno felici! Vuoi mangiare? Se vuoi mangiare non devi
più far storie e mi devi seguire senza problemi. Ci stai? >>
Affamato com'era il piccolo non riuscì a dire di no e così ottenne mezzo panino che divorò in un lampo.
Con lo stomaco mezzo pieno si addormentò sfinito e fu la prima volta che dormì fuori, sotto le stelle
e con uno sconosciuto che lo guardava a vista. L'indomani ripresero il viaggio e nel tardo pomeriggio
raggiunsero la città più vicina. A un certo punto chiese a Gabriele:
<< Toglimi una curiosità: quando voli fin dove riesci a volare, cioè, quanto alto vai? >>
<< Supero il tetto di casa mia! >> rispose con schiettezza Gabriele.

<< Bene... è una bella altezza! Sei davvero bravo! Vedrai che attirerai tantissima gente! >>
Il giorno dopo entrò in uno spaccio e acquistò una corda, la più lunga che avevano in esposizione.
Gli serviva per tener legato il piccolo perché durante il volo non sfuggisse. Gabriele lo vide con
la corda ma non ebbe il coraggio di chiedergli nulla. Temeva quell'uomo perché durante il viaggio più
volte si era comportato in modo brusco con lui strattonandolo per il braccio. Nel frattempo a casa di
Gabriele regnava la disperazione. Era dal giorno prima che stavano cercando e avevano interpellato
anche la polizia che si era subito messa al lavoro. Naturalmente i genitori di Gabriele non dissero
nulla ai poliziotti che il bambino sapeva volare. Temevano di non esser creduti. Il venditore ambulante
iniziò a far lavorare il bambino. Prima di tutto cercò di attirare l'attenzione della gente e riuscì
ad averne davvero tanta attorno a se. A quel punto legò la caviglia di Gabriele il capo della fune e
l'altro capo lo tenne lui in mano. A quel punto invitò Gabriele a volare. Il piccolo all'inizio
desistette, ma poi obbedì. Corse girando attorno all'uomo e una volta presa una bella rincorsa sbattè
le braccia e spiccò il volo. Si alzò più in alto che poté sotto lo sguardo incredulo delle persone.

Cercò di alzarsi ancora, ma la fune era troppo tesa e l'uomo cercava di bloccare quel tentativo. Il
piccolo invece non cedeva e tirava con tutte le sue forze tanto che a un certo punto l'ambulante perse
l'equilibrio e fu così che Gabriele se lo trascinò in volo e volò via lontano con l'uomo che urlava.
Vola, vola, e finalmente raggiunse il suo paesetto e ovunque passava tutti stavano con il naso all'insù
a guardare il bambino che volava trascinando con sé l'uomo e finalmente vide da lontano la sua casa.
Gabriele aveva gli occhi rigati di lacrime per l'emozione. Scese nel giardino di casa e l'umo cadde
con un tonfo pesante. La donna si voltò verso il piccolo e Gabriele le andò incontro trascinandosi
dietro l'uomo che urlava come un matto. Madre e figlio si abbracciarono e scoppiarono in pianto.
Le grida dell'uomo attirarono l'attenzione del padre del piccolo che corse in giardino e finalmente
la famiglia si riunì. Sul luogo intervennero i poliziotti che slegarono l'uomo e lo fecero alzare.
Gabriele a quel punto raccontò ai poliziotti quanto era accaduto e così i gendarmi arrestarono l'uomo
e lodarono il piccolo per il coraggio avuto in questa triste avventura. Da quel giorno in poi, nel
paesetto, tutti vennero a sapere del gesto eroico del piccolo Gabriele. Quando lo vedevano gli
andavano incontro complimentandosi con lui. Il piccolo fu molto fiero di se stesso. Da quel giorno
in poi riprese la vita di sempre. Continuò a coltivare il suo sogno del volo. Ottenne sempre ottimi
risultati con lo studio e da grande prese il brevetto di pilota di linea portando per il cielo, con
il suo aereo, tante persone, ma ogni volta che poteva spiccava il volo come faceva da piccolo e si
godeva la terra vista dal cielo con gli occhi di un bambino sempre felice.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
18-07-2013 Redazione Oceano Un sogno che l'uomo si porta appresso da sempre, un desiderio di libertà infinita, la passione nel pensare che i sogni si possano realizzare se ci credi fino in fondo. Un bel ritmo iniziale che prende e conquista, una chiusura veloce, con pochi spazi alla fantasia,che riporta inevitabilmente alla concretezza, in cui i sogni rimngono tali. Bella lettura Patrizia, grazie!