La grata
Chiusa, si sentiva dentro una prigione poderosa pur se giovane e sana da poter abbattere con un dito quella grata che come tuta, le si stringeva addosso, strangolandone il vigore. Eliana era dolce e remissiva umile all’eccesso e innamorata, della vita tutta. Lei non amava giudicare o imporre agli altri alcun supremazia, ma questo la teneva segregata come una cozza senza pepe e sale. Tendeva, addosso piangersi, accusando l’estraneo di turno che insolente non si curava della sua fragile essenza. Ma un bel dì, come per miracolo le apparve un Angelo che facendosi vicino le sussurrò, di allontanarsi per un solo momento, da se stessa e contemplare tutte le sue fortune da distanza piuttosto che stare avulsa, nel disappunto e nello scoramento. Fu un raggio che illumina la luna al primo quarto, e dona un senso alla notte oscura; fu una gemma tremula che si rigonfia diventando pollone colmandosi di profumo e di colore. Fu grata al suo Angelo che l’aveva illuminata; fu grata alla salute e giovinezza; grata all’ossigeno dell’aria e grata persino alla cattiveria altrui che in qualche modo la faceva risaltare. E come un bel diamante compresso nella roccia dura, che dopo cavato, sfavilla incandescente ad ogni suo respiro instillò gratitudine a piè pari.
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