La grata

Chiusa, si sentiva dentro una prigione poderosa 
pur se giovane e sana da poter abbattere con un dito
quella grata  che come  tuta, le si stringeva addosso,
strangolandone il vigore. Eliana era dolce e remissiva
umile all’eccesso e innamorata, della vita tutta.
Lei non amava giudicare o imporre agli altri alcun supremazia, 
ma questo la teneva  segregata come una cozza senza pepe e sale.  
Tendeva, addosso piangersi, 
accusando l’estraneo di turno 
che insolente non si curava della sua fragile essenza.
Ma un bel dì, come per miracolo 
le apparve un Angelo che facendosi vicino
le sussurrò, di allontanarsi per un solo momento, da se stessa
e contemplare tutte le sue fortune da distanza 
piuttosto che stare avulsa, nel disappunto e nello scoramento.  
Fu un raggio che illumina la luna al primo quarto,
e dona un senso alla notte oscura; fu una gemma tremula
che si rigonfia diventando pollone colmandosi di profumo e di colore.
Fu grata al suo Angelo che l’aveva illuminata;  
fu grata alla salute e giovinezza;
grata all’ossigeno dell’aria e grata persino alla cattiveria altrui 
che in qualche modo la faceva risaltare. 
E come un bel diamante compresso nella roccia dura, 
che dopo cavato, sfavilla incandescente ad ogni suo respiro
instillò gratitudine a piè pari.
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Pubblicata il 01-11-2013

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Commento dell'autore

Quanti legacci abbiamo
e quanti di esse potrebbero
esser sciolti,
solo se trovassimo coraggio?