La piccola ladra

I bambini dei nostri tempi, appartenevano quasi tutti a ceti modesti e, poichè, in ogni famiglia lavorava solo
il padre (nei casi più fortunati) e le famiglie erano numerose, capitava che i bambini crescendo si accorgessero
di desiderare sempre tutto. Non c'era, cioè, nelle case l'abbondanza dei giorni nostri, si fa per dire oggi, in
tempi di economia ristretta. Comunque, certamente, il benessere in tempi odierni è più largamente diffuso.

Allora, c'era solo di che sopravvivere e basta, anche nelle famiglie della piccola e media borghesia, qualora
questi non avessero ereditato nulla. Ed ecco che i bambini erano quasi tutti piccoli ladri.
Cosa significa questo??
Significa che quando si andava in un'altra casa, dove c'era più abbondanza e si vedeva un oggetto o un giocatto-
lo che era stato a lungo desiderato, i più poveri cercavano con l'astuzia e senza farsi vedere, di appropriarsi
dell'oggetto dei loro desideri. Anche a me è capitato. Si, è vero, sono stata una piccola ladra. Tutti i giorni,
nel pomeriggio, andavo a giocare dalla signora Rosalia, una donna molto simpatica, aperta e gioviale che era la
madre delle mie piu care amiche: Liliana, Silvana e Patrizia. Non stavo mai in casa mia e quindi andavo a bussare
a tutte le porte, contro la volontà di mia madre che era assente, tutti i pomeriggi, poichè lavorava con mio
padre.

La signora, di origine siciliana ma nata in Eritrea, da cui si era trasferita, dopo la fine della guerra, era
cresciuta nell'abbondanza con servitù africana che persino la pettinava e la vestiva. Era gioviale, lungimirante,
eccezionale per i tempi nostri in cui le mamme erano quasi tutte molto severe e non consentivano ai figli alcuna
confidenza. Si stava bene con Rosalia perchè aveva saputo conservare una grande fanciullezza nell'anima. 

Era una spilungona di 1 metro e ottanta, magrissima, con i capelli crespi. Sempre allegra e con una dentatura
perfetta. Mi accoglieva sempre in casa sua con gioia. Le tre sorelline avevano scatoloni pieni di giocattoli di
tutti i tipi, piccoli e grandi ed io, mentre giocavo, ogni volta me ne prendevo qualcuno, lo arrotolavo nel
bordo del magione, trattenendolo con le mani e fingendo un improvviso mal di pancia, mi dileguavo in fretta.

Si trattava di cucchiaini, tazzine, piattini e piccoli bambolotti che muovevano gli occhi. Un giorno, mi resi
conto che glieli avevo presi quasi tutti, ma la signora non mi disse mai nulla, nè le mie amichette. Poi, un
giorno, fui presa da un grande rimorso poichè, spesso, in quella casa, restavo anche a cena, e mi trattavano
come un'ospite di eccezione riservando a me le porzioni piu grandi, soprattutto per quanto riguardava la
carne, come se avessero intuito che, a casa mia, non la mangiavo quasi. 

Chissà, forse sarà stata l'espressione innocente e famelica dei miei occhi a farglielo capire. Fu così che
decisi, prima ancora che se ne accorgesse mia madre, la quale in questi casi mi riservava un duro trattamento
affinchè mi togliessi questa brutta abitudine, di restituire pian piano, volta per volta, quello che avevo
rubato. Tutte le volte che andavo, infatti, lasciavo non vista, nei posti piu impensati, una parte dei giocat-
tolini, fino a restituirli tutti. Anche questa volta, la madre e le bambine non dissero una parola anzi mi
vollero più bene e qualche volta, arrivarono a regalarmeli loro.

Con questo gesto, compresi che avevano capito tutto e che, invece di rimproverarmi, avevano deciso, per non
mettermi piu in quella condizione, di donarmeli, sempre su suggerimento di quella incantevole donna che era la
madre...
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Pubblicata il 27-08-2012

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