Il grido silente

Non si sentono voci di bimbi
Oltre le mura di questa casa. 
Infelici ma protetti da sbarre di ferro.
Piccoli detenuti senza amnistia. 
Restano lì…Vivono…sopravvivono
anni su anni di ansia e disperazione, 
non parlano in questo inferno non voluto.
Ombre senza nomi e senza voci, 
non una passeggiata, 
non amici fuori dalle mura di casa, 
non un fratello, ormai, lontano e mai visto. 
non un abbraccio di mamma o papà.
Tutto “per il loro bene”, 
…bene? deciso da chi?
Qui si sentono solo urla e minacce: 
“comportati male e niente 
visita di mamma e papà”,
 unico immenso valore per loro.  
Vero ricatto, vera crudeltà.
Qui si sente il pianto di bimba 
strappata alla sua famiglia, 
Qui si vede il volto triste dell’adolescente. 
…aspetta, invano, da mesi e anni, la risposta 
alla supplichevole lettera a chi
l’ha condannato a una vita crudele.
Qui si cresce in modo diverso.
Qui, fredda struttura di cemento,
senza storia, senza amore, senza emozioni
non pulsa la vita…
Non è una casa… ci sono sbarre di ferro.
Le voci disperate dei genitori 
non sono ascoltate…sono colpevoli,
“papà ha perso il lavoro…
la casa è in disordine…
la bambina ha un livido”…
Queste le colpe!…
anime innocenti, merce di scambio, 
vittime dell’assurdo mercato,
vittime dello sporco profitto legale.
Strana e crudele la loro tutela…
Legge beffarda:
con criminali indulgente…
con innocenti spietata.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
04-02-2015 Redazione Oceano L’autrice contesta l’utilità delle case famiglie, ponendosi dal punto di vista dei bambini.
Perché se è vero che il legislatore pone rimedio a situazioni di disagio, sottraendo il minore alla famiglia d’origine, non sempre gli enti chiamati a fare rete si adoperano per il reinserimento del bambino nella vita familiare. Spesso le promesse sono vane e la tutela diventa reclusione, altre volte non c’è chiarezza e i cavilli legali sono tanti da compromettere il più delle volte la serenità dei chiamati in causa.
Insomma chi può dirci se alle percosse di un genitore è preferibile la freddezza di chi espleta un compito trattando persone come fossero fascicoli?
E ancora è preferibile essere un numero in un letto a castello o vivere la povertà, la sporcizia ed il degrado in casa propria? Chissà se la felicità di un bimbo sta in un asettico paio di lenzuola!?
Spesso i minori disagiati trascorrono l’intera vita in comunità per essere catapultati fuori a 18 anni, e ripercorrere a volte gli stessi errori dei genitori biologici.
02-02-2015 Vieni Rita Una poesia che è un viaggio nei dintorni dove vivono bambini in attesa di amore, bambini privi d'età, guardano e vivono. Una sensibilità e un discorso che nel basta trova il filo di tutto un dialogo.

Pubblicata il 31-01-2015

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Commento dell'autore

I bambini "reclusi" nei
nuovi orfanotrofi,
denominati "Case Famiglia"
lasciano un segno indelebile
a chi ha l'opportunità di
visitarli. Mi è capitato
di incontrarli e
l'emozione provata
è stata immensa.

Parlavano con gli occhi...
in cerca di una carezza...
Non si può più tacere
è giunto il momento
di dire BASTA.