L'abbandono
Parola gravida di Lamentazione Osanna il mio feto Tra le gambe le ginocchia Richiamanti un cristo Duro di bestemmia Egli vuole trascinarmi Nel sommo riparo di chiodi e aghi Non alla diminuita luce Si torcerà il mio sesso I nodi scivolano Intorno alla curva gola L'inseguitore s'apre grande Nell'ingoio attraverso Piaghe di me Tali sorsi di strillo fuggono dalla faringe Strisciano fino a lì - nel limbo Avviluppati in quel modo Moltiplicandosi in cellule Scoscendono stramazzati Brandelli di questa Reliquia di corpo - parti di secco Guscio che si sfolla in Grevi balzi di riconoscimento Sciabordo - consumato in zolle d'abbandono
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26-06-2015 | Redazione Oceano | Nella durezza delle tue parole, pari all’unicità dei tuoi versi, galoppa la vita e l’abbandono. Insinuandosi tra grida ferme e lamenti, la lirica è un temporale d’emozioni, vortice e abisso dentro te. |