A te

Pensandoti, 
riesco sempre a stupirmi di me stessa. 
Come se quel barlume altalenante di dolcezza
fosse mia agognata latitanza.

Ma il dolore vissuto,
sofferto e mai sopito, rimane fisso, inchiodato,
implacabile vendetta di un dio troppo lontano.

Ma non ti ho perso, perché nulla
si perde né si vince ma si stringe,
forse, almeno un poco, al chiaror del ricordo.
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