Nebbia

Era nebbia. Avvolgente, densa, mi circondava, mi levava il respiro insinuando le sue spire fin dentro il mio 
animo. Non sapevo come fossi giunta lì, né dove fossi. Mi volgevo intorno, ma nulla mi era concesso di vedere,
solo quel grigio velo. Ero sola, il battito del mio petto l’unica compagnia. Non sapevo che fare... 
Poi udì dei passi... Lenti, sicuri, avanzavano nella mia direzione ed io riuscì ad intuire nelle volute danzanti
una nera figura. Era un uomo, ne fui sicura. Man mano che avanzava, diventava sempre più distinguibile. 
Capì che era molto più alto di me, che era muscoloso e, se dal principio mi ero sentita rallegrata di vedere
qualcun altro, scorgendone il viso mi sentì raggelare. In quel vuoto, quell’essere non era un aiuto. Mi fissava
con occhi rossi, realmente rossi e bramosi. La sua bocca era atteggiata ad un sorriso beffardo, che subito si
aprì per mostrarmi le lunghe zanne affilate, più bianche del pallido viso. Ero finita, capii. Terrorizzata, presi
a fuggire. Correvo e correvo, nella nebbia, senza meta, e sapevo, lo percepivo, che l’essere era sempre alle mie
spalle per niente preoccupato di potermi perdere. Rideva a volte, una risata bassa e gelida, un suono che
accelerava ancor di più i battiti del mio cuore. La nebbia sembrava inghiottirmi ad ogni passo, mentre la
stanchezza mi appesantiva le gambe e rallentava la mia fuga. E lui ancora mi seguiva… Non sarei andata lontano.
Terrorizzata, sconvolta, mi fermai per riprendere fiato. Sapevo che era dietro di me, così quando girandomi lo
vidi non ne rimasi sorpresa... La sua espressione non era mutata, eccetto che adesso si udiva provenire da lui
una sorta di ruggito greve...
- Cosa vuoi? - urlai, mettendo in quelle due parole tutta la forza rimastami.
- Il tuo sangue. - sibilò l’essere.
 Un nuovo brivido mi salì lungo le spalle, ma volevo vivere. L’istinto di sopravvivenza era forte, forse più
della paura. 
- No. - affermai sicura, furiosa, come se quella parola fosse stata una spada. 
Il vampiro divenne serio. Le zanne sparirono oltre le labbra sottili. Gli occhi ebbero come un lampo perplesso.
Scrollò le spalle e mi rispose:
- Va bene. -
Con fare rassegnato e un po’ deluso sparì nella nebbia lasciandomi di nuovo sola…
 Ed io? Io rimasi a guardare il punto in cui era scomparso. In me confusione, perplessità, ma anche tanta voglia
di ridere… Così, mi svegliai...
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