Nei giardini di Suzhou

Nei giardini di Suzhou è una raccolta di duecento testi poetici brevi di ispirazione giapponese. Il titolo prende spunto da uno degli haiku: "Fiori di pesco/ Nei giardini di Suzhou/ cerco la quiete".
Il filo conduttore che caratterizza la raccolta è la contemplazione della natura e, implicitamente, l'osservazione della propria interiorità. Nel voler seguire la tradizione del "risvegliare ciò che è assopito" si compie, attraverso il ribaltamento semantico, il senso di meraviglia, del mistero, dell'innocenza, della transitorietà e dell'inatteso, un disegno di risveglio interiore che si accorda ancora e sempre alle necessità dell'uomo.

I giardini di Suzhou sono metafora di un luogo idilliaco, poetico, che ha una storia millenaria, un luogo simbolico silenzioso che si vuole risvegliare attraverso la lettura di una poesia semplice, pulita, senza fronzoli o artifici letterari, ma che sia vicina ai nostri tempi e luoghi; che riporti sì, a una dimensione contemplativa, ma attualizzata e vivificata nella tradizione poetica orientale.
All'interno si trovano delle annotazioni su alberi, piante e animali. Trovo importante risvegliare, attraverso la pratica dell'osservazione (che muove anche dalla conoscenza degli elementi naturali) un rinnovato interesse per ciò che ci circonda, consapevole che la tradizione dello haiku ha origini antichissime e che il lettore deve muoversi sempre tenendo a mente i principi di vuoto e dinamicità che caratterizzano questo tipo di poesia.

Gli haiku sono accompagnati dai dipinti di Santo Previtera. L'artista siciliano nella sua tecnica pittorica, attraverso un michelangiolesco concetto del "togliere" e un sapiente equilibrio di vuoti, cerca una sintesi che mira all'essenza. Come per lo haiku si tratta di un "vuoto-pieno" capace cioè di contenere altro, di fare spazio all'essenza di noi stessi, sentita e compresa attraverso silenzi, spazi percettivi e squarci di luce.

Vuoto come matrice del fenomeno, condizione insopprimibile della sua esistenza e senso di meraviglia, come matrice creativa e contemplativa, si uniscono nelle immagini evocate dalla poesia e dalle pennellate continue lasciate sulla carta di riso.
"La mia passione -dichiara Santo- nasce da scintille di stupore che chiedono di essere espresse attraverso la tecnica che utilizzo. E la pittura cinese col suo sguardo eternamente meravigliato sulla natura e sul mondo, rispecchia intimamente la mia visione".
Una visione condivisa che ha preso vita e concretezza nelle pagine di questa raccolta.

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Dalla prefazione di Giovanna Iorio
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Il mio intento è di suggerirvi la bellezza di questo libro senza svelare nulla. Prima di leggere gli haiku di Valentina Meloni vi invito soltanto a riflettere su uno dei precetti del Monaco zen, Rykan Taigu. Le sue massime si trovano all'ingresso di molte case giapponesi. L'ospite, prima di entrare, legge incuriosito e medita sul senso della vita prima di varcare la soglia dell'abitazione.
Per questo libro ho scelto una delle sue frasi per indicarvi l'essenza degli haiku dei Giardini di Suzhou:
È difficile esprimere qualcosa nella sua interezza.
La sfida di questa forma poetica è comprimere in diciassette sillabe la forza di un'immagine. I Giardini di Suzhou offrono al lettore la bellezza di istanti colti nella loro irripetibile interezza. Valentina Meloni, alla sua prima raccolta di haiku, riesce ad epurare la lingua da inutili eccessi per offrire un distillato di armonia e semplicità. A rendere il libro più prezioso, le illustrazioni di Santo Previtera che, con delicatezza, danno forma all'Indescrivibile, all'Impermanenza, all'intera Eternità dell'istante dell'haiku.