Io e lei, un altro ed un'altra

(Fabbricatti Vittorio)


L'appartamento che ho trovato, appena dopo l'ultima discussione e prima che gli avvocati abbiano concluso definitivamente la causa di separazione, sta in un palazzo appena costruito e non ancora del tutto finito, in una delle solite stradine anonime di Roma, verso i Castelli.
Alla lontananza non ci bado, ho l'auto, e queste due stanzette, pur con gli accessori che non sono un granché, è quello che ci vuole per liberarmi dall'incubo della vita impersonale che condurrei in albergo, e mi ci sono buttato a pesce a firmare il contratto d'acquisto. L'impresa, dato che ero il primo, mi ha dato ampia possibilità di scelta: ho deciso per il terzo piano, temendo, per il quarto, il freddo d'inverno ed il caldo d'estate.
L'appartamento l'ho arredato secondo i miei gusti, modernamente: il soggiorno con la libreria svedese comprata all'Ikea, con tutti i miei libri, finalmente, a portata di mano ed in bella mostra, con il lume nell'angolo direttamente sul piccolo tavolo da gioco, e dall'altra parte il televisore da "quaranta pollici", la camera da letto con un bel lettone ed uno specchio di forma nuova alla parete.
Ho intenzione di viverci liberamente, a come mi girerà al momento e senza divieti, mettendo i piedi sulle poltrone quando sto davanti al televisore e buttando la cenere sul pavimento quando fumo e leggo, e lasciando il bagno incasinato, senza preoccupazione, in quell'ordinato caos, come dico io, ma che mi fa trovare subito ciò che cerco. È quello che mi ci vuole, dopo i due anni di matrimonio con lei, con mia moglie scesa dai Parioli insieme ai suoi pesanti e scomodi mobili in stile, ai tappeti che io inevitabilmente calpesto quando non devo e, dopo tutto, pago profumatamente una ragazza che un paio di volte alla settimana viene a riassestarmi la casa.
Anche mia moglie, se è per questo, mi costa salato: quattrocentoventicinque euro al mese, che rispetto alle mie entrate sono una bella cifra. E tanto vale, allora, godermela questa liberta! E queste due stanzette, quando di sera torno solo o con gli amici per la partitina a carte, sono il mio indisturbato regno.
Una sera, spento il televisore, sono andato a letto ed ho preso subito sonno. Dopo un certo tempo, che non so dire quanto, un brusio sommesso eppure insistente e fastidioso mi sveglia. Ho l'abitudine di dormire completamente al buio, con le tende chiuse da non lasciar passare nemmeno il tenue chiarore notturno, e svegliato all'improvviso non so orientarmi se il letto è su una parete o un'altra e non riesco a capire da dove provenga il brusio. Che mi volteggia davanti agli occhi, sospeso nel buio e nell'aria. Per quanto attenzione ponga, alla fine, non avendone capita la provenienza, stanco mi riaddormento.

La notte seguente quando, ancora una volta, già dormo, il brusio mi sveglia nuovamente. Deciso a venire a capo della cosa, che a me dà fastidio, non tanto per il fatto che non mi lascia dormire, ma perché mi sembra che estranei siano venuti a turbare, fin lì, la pace tanto caparbiamente voluta, mi alzo dal letto ed accendo la luce.
Fermo al centro della stanza, con la massima attenzione tendo l'orecchio e alla fine riesco a capire da dove proviene il brusio: proprio dal muro su cui poggia la testata del mio letto. Soddisfatto, spengo la luce, mi ricorico ed appoggio l'orecchio al muro. Come per una beffa, il brusio cessa in un primo momento, per poi ricominciare mentre riprovo a prendere il sonno interrotto. In principio non riesco a capire niente, poi, mano a mano, facendomi sempre più attento e abituato l'orecchio, il brusio diviene abbastanza chiaro. È la voce di un uomo:
"Ogni sera mi fai questa specie di spogliarello e poi ti lamenti che io ho voglia di fare l'amore con te di continuo".
"Sì, va bene, per te ogni scusa è buona, ammettilo!", risponde la voce di donna.
Poi segue, per un certo tempo, il silenzio e poi, nuovamente:
"Mi vuoi... ancora ... veramente?".
L'uomo non risponde ed io intuisco che è di nuovo all'opera, tra le braccia della donna.
"Ma ci ameremo sempre così, caro, o passata la passione ti stancherai di me? Non lo sopporterò, sei avvertito, sarei capace anche di ucciderti".
"Non temere stai sicura, ti amerò per sempre, cosi...così... va bene? E stai zitta, ora, ti prego".
Dopo tutto questo, non mi è difficile capire la situazione dall'altra parte del muro: due sposini, freschi freschi, con tutte le loro illusioni intatte, con il loro amore giurato eterno, con le minacce tra serie e scherzose. Mi viene da sorridere se penso a me ed a lei, a mia moglie, con gli stessi sogni che non sono durati che due anni, mentre all'inizio eravamo come questi qui, forse peggio, innamorati pazzi.
"Ora basta, su, dormiamo. Domani devi alzarti presto", riprende la donna e lui farfuglia qualcosa che non capisco e alla fine il brusio cessa.
Mentre mi preparo a prender sonno, penso che tra tanti proprio a me dovevano capitare dei vicini in amore e questi muri più sottili di una velina d'uovo.

La sera dopo, tutto si ripete come la sera prima. Io penso che quei due non hanno fantasia, anche se, poi, in certi casi di fantasia non è che ce ne voglia tanta e all'inizio può bastare anche la passione.
"Presto, su, fai presto", fa la voce dell'uomo già coricato, ed io capisco che la donna, come la sera prima, sta spogliandosi per mettersi accanto a lui. C'è ancora silenzio e da esso mi viene un fastidio sempre più intenso. Quei due, lì, vicini a me, stretti in un letto grande ad amarsi e a sognare ed io, invece, solo e freddo che al massimo posso abbracciare un cuscino. Non provo invidia ma penso alle nostre notti, sveglio a volta sino all'alba, quando la voglia non mi lasciava mai e mi spingeva a prendere mia moglie così, improvvisamente, nel corso della notte. Ricordo tutto il resto, gli amici e gli interessi in comune, le belle giornate in gita e le serate allegre: e non ricordo più, invece, perché abbiamo deciso di separarci.

La sera dopo arrivo deciso a non sopportare quella specie di supplizio di Tantalo e sposto il letto dalla parte opposta prima di coricarmi. Come speravo, il brusio non lo sento, ma ad un certo punto mi chiedo se è che non lo sento oppure i due non fanno l'amore o non ci sono. Mi alzo e vado a mettere l'orecchio al muro e come per incanto, le voci ricominciano:
"Amami, amore, ora, ti voglio... stringimi, dài ... e non lasciarmi mai sola!", fa la donna e l'uomo sembra obbedirle dal silenzio che sopraggiunge.
Di furia, accendo la luce, afferro il cellulare e formo il numero:
"Pronto? Isa!... senti, no, non interrompermi... no, non sono pazzo a chiamarti a quest'ora di notte, non è tardi. Ascoltami, mandiamo all'aria gli avvocati, sì, non ne voglio più sentir parlare... aspetta, aspetta, non dire niente, ne parliamo, vengo da te subito. Ma che dici? Sono ancora tuo marito, sino a sentenza contraria, a chi devi dar conto? Vengo ora, prendo la macchina e vengo, aprimi la porta".

Mentre tutto dall'altra parte del muro, maledetti, loro!, tace, mi vesto alla meglio ed in fretta esco. Non so come andrà a finire, ma sto correndo in macchina.