Tornando a valle

Come lente volute 
di fumo 
s'innalzano 
su un bosco 
che brucia, 
così i veli mobili 
della nebbia 
si confondono 
con le nuvole
basse. 
Le nuvole che, 
come falde sfilacciate 
di cotone grigio-biancastro, 
ingolfano 
gli abeti 
che salgono 
verso la cima 
della montagna 
e l'aguzzo 
tetto d'ardesia 
di un campanile. 
Silenziosa, 
la pioggia 
cade sottile 
sul tenero verde
delle prime foglie
dei meli
disposti in file ordinate.
Cade
con una venatura
di malinconia 
che pervade 
anche il mio modo di sentire.
Come se 
il mio cuore 
avesse perso 
il suo irrequieto 
ardore
e i suoi slanci, 
e fosse diventato 
grigio e pesante, 
come di piombo. 
Come se 
dentro di me 
un vuoto opprimente 
e silenzioso 
si dissolvesse 
in una solitudine 
senza significati.
E senza speranza. 
Ma lungo la strada, 
sulla scarpata, 
la delicata promessa 
dei fiori rosei 
di un pesco 
mi dice 
che ci sarà 
un domani. 
Un domani 
inondato dalla luce 
e dal calore,
dal tumulto dei colori
e i profumi dei fiori.
E dall'intensità
dei miei nuovi
desideri.
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