Tornando a valle
Come lente volute di fumo s'innalzano su un bosco che brucia, così i veli mobili della nebbia si confondono con le nuvole basse. Le nuvole che, come falde sfilacciate di cotone grigio-biancastro, ingolfano gli abeti che salgono verso la cima della montagna e l'aguzzo tetto d'ardesia di un campanile. Silenziosa, la pioggia cade sottile sul tenero verde delle prime foglie dei meli disposti in file ordinate. Cade con una venatura di malinconia che pervade anche il mio modo di sentire. Come se il mio cuore avesse perso il suo irrequieto ardore e i suoi slanci, e fosse diventato grigio e pesante, come di piombo. Come se dentro di me un vuoto opprimente e silenzioso si dissolvesse in una solitudine senza significati. E senza speranza. Ma lungo la strada, sulla scarpata, la delicata promessa dei fiori rosei di un pesco mi dice che ci sarà un domani. Un domani inondato dalla luce e dal calore, dal tumulto dei colori e i profumi dei fiori. E dall'intensità dei miei nuovi desideri.
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