Ero un numero

Una folata di vento
la mia vita cambiò!
Portato via
dalla mia terra
dai miei cari
divenni bestiame
da portare al macello.

Senza identità
mi strapparono
tutti i ricordi
di una breve vita,
aggrappato a quelle sbarre
vedevo solo corpi animati
ma che non avevano nulla di umano.

Occhi in fuori
bocche asciutte
labbra screpolate
pelle che appena copriva
lo scheletro,
tremavano come foglie al vento
con i denti serrati.

La sera 
l’odore nauseabondo
che proveniva 
da quelle cimiere
faceva presagire
la fine di tutti
e la mia fine.
Pregavo la morte
ormai ero solo
un numero
marcato a fuoco
di una bestia
da macello,
buono solo da bruciare.

Ho pagato
un prezzo molto alto,
ma ora volo
sulle ali della libertà
insieme al mio popolo
sempre perseguitato
ma finalmente libero.
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11-02-2015 Redazione Oceano Nella lirica percuotono intensi, viaggi e ricordi assiepati dietro amari sapori.
Nell’identità smarrita, strappata dal vento, solitario echeggia gelido il sole, filtrato dalle sbarre del destino.
Odori, visi stanchi, corpi annientati dalla sorte, smarriscono l’essenza umana per divenire numero indistinto.
Adesso resta il volo, aspra memoria dilaniata, legata alla libertà, vero vessillo del passato.
Limiti e amarezze attraversano profondamente i tuoi versi, indugiando, con emozione viva, su un cielo colmo di stelle sterminate dal dolore.

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Pubblicata il 07-02-2015

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