Inferno

La pendola 
Ha scandito sei colpi,
La notte è morta nell’alba.
Dove sei?
Portiere sbattute,
Ombrelli neri sotto la pioggia,
Urla di sirene contrarie,
Ululare randagio,
Ruote nel fiume di fango
Oltre il portone chiuso.
Dove hai portato il tuo inferno?
Non conto le cicche tra le dita bruciate,
I bicchieri di amaro addolciti di pianto,
Maledico l’io che non sa più dormire,
La luce del sole non riesce a scaldare.
Sento freddo,
Quel freddo che viene da dentro,
Quel tremito che sa di paura,
Quel gelo che e duro nel cuore.
Scivolo sulle gambe,
E in ginocchio prego,
Baratto dignità con speranza,
E prego, 
Prego,
Che tu apra la porta,
Portando il tuo inferno nel letto.
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31-10-2014 Nenzi Vittoria Ringrazio.
31-10-2014 Redazione Oceano Scuotono i versi dell’io, sconforto di un’anima spenta. Al rintocco, rumori insistenti, bruciano l’aria spegnendo il silenzio. E sono frastuono i fracassi dell’alba che salutano notti annunciando il risveglio.
Tra mura consuete, il freddo t’avvolge perché ha del respiro i passi ormai stanchi. Avvolgendo il tuo corpo, elevi la supplica, chiedendo ristoro a quell'inferno ormai amico.