Storia d'un uomo e della sua erica rosa
Un uomo trovò nei campi un erica rosa estirpata dal vento; la raccolse delicatamente tra le mani, prese un bel vaso, ci mise buona terra e guardandola con amore le disse: "io ti salverò, mi prenderò cura di te e sarà per sempre". L'uomo però arava i campi dall'alba fino al tramonto; tornava stanco, troppo stanco anche per se. Dimenticò di dare acqua a quel suo fiore; se ne ricordava solo quando era nei poderi e il sudore gli scivolava sopra il viso. "Perdonami; ti disseterò al mio ritorno". "Al tramonto, te lo giuro, avrai la tua acqua". "Abbi pazienza ancora un po', presto berrai". "Resisti mio bel fiore, stasera non lo dimenticherò". Ogni volta, però, la stanchezza sopraffaceva la memoria. Una sera come tante, al calar del sole, tornando a casa madido di fatiche, si accorse che nel vaso, flaccido, non v'era che un peduncolo senza linfa e mai come in quell'imbrunire, l'uomo sentì così forte l'arsura della sua solitudine.
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08-10-2016 | Redazione Oceano | Il cuore maldestro e la mente fantasiosa non frenano il vagare tra dolci ricordi e attimi attesi. Il sogno resta vivido se vi è la speranza come portavoce. Accarezza con dolcezza. Una vivida immagine per comprendere meglio la dinamica della poesia è un telo rosa pastello, morbido di organza accarezzato dal vento. |