Ugghiermu (Guglielmo)
Con quella nauseante “Vutti” (Botte) trainata da un paziente somaro con la sua trombetta stordita all’alba annunziava il suo arrivo. Sollecitata dal gracchiante invito aprir l’uscio la gente s'affrettava metteva fuori "catusi e rinali " (Vasi da notte e simili) nella "vutti" lui svuotava. Sua unica soddisfazione un prezioso tozzo di pane mentre nella man teneva coi "catusi e rinali" ormeggiava. Quand'era festa c'era la mancia con gratitudine ringraziava sorridente e trionfante le sue medaglie mostrava. Dai ragazzi rispettato con malizia veniva invitato a far sentire la sua “scarichella” suoni fatti magistralmente con ritmo da sotto l’ascella. Non aveva mai pretese e suonava le campane disposto sempre ad aiutare pronto ad immane fatica per tirar avanti a campare.
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