Ugghiermu (Guglielmo)

Con quella nauseante “Vutti”  (Botte)
trainata da un paziente somaro
con la sua trombetta stordita
all’alba annunziava il suo arrivo.

Sollecitata dal gracchiante invito
aprir l’uscio la gente s'affrettava  
metteva fuori "catusi e rinali "  (Vasi da notte e simili) 
nella "vutti" lui svuotava.

Sua unica soddisfazione
un prezioso tozzo di pane
mentre nella man teneva
coi "catusi e rinali" ormeggiava.

Quand'era festa c'era la mancia 
con gratitudine ringraziava 
sorridente e trionfante
le sue medaglie mostrava.

Dai ragazzi rispettato
con malizia veniva invitato
a far sentire la sua “scarichella”
suoni  fatti magistralmente
con ritmo da sotto l’ascella.

Non aveva mai pretese
e suonava le campane 
disposto sempre ad aiutare
pronto ad immane fatica
per tirar avanti a campare.
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