La corona di Cristo

(Vergoni Enrico)


Sono vicino alla fine,
vegliardo con la coscienza innevata.
Mentre il freddo danza tra le mie dita
i miei ricordi vanno a lei,
la prima chiave di violino
la prima ora del mattino.
Alla mia età gli occhi brillano
come il cielo di giugno,
sale di mare che scivola dagli occhi.
Non si piange perchè si soffre
ma perchè si sa che non si tornerà più a farlo.
In un divano marrone castagna
chiudo gli occhi
e vado a pescare sogni lontani
nel lago dei ricordi.
Seni pesanti e occhi verdi
in una vestaglia di nocciole;
i capelli le coprivano una parte del viso
ombreggiando l’altra.
Rosse erano le labbra,
come mirtillo selvatico
nato sotto un nido di passeri,
intrecciato come la corona di Cristo.
Di lei non seppi mai il nome,
ma quante notti le mie mani l’hanno sognata.
Chissà cose è stata per lei la vita?
Se le ha danzato intorno
come falena nel fuoco
o l’ha dimenticata
come capita a volte a Dio.
Mi sfioro i capelli,
bianchi come la mia coscienza;
nel petto sento leggera la mia anima,
piena di colori
come l’astuccio di un bambino.
Provo ad alzarmi
ce la devo fare,
dalla finestra si vede solo il rumore del traffico.
Ma dove sono le brine di un tempo?