Adamo ed Eva

(Lanza Bruna)


Mille telefonate tra di loro e Adamo ancora non si decideva a incontrarla.
A Eva non piaceva girare intorno ad un problema senza affrontarlo, si trattava di sesso? Di amore? Ebbene solo un incontro reale avrebbe potuto sentenziare la cosa.
Eva si mosse, arrivò in quella cittadina la sera tarda, aveva prenotato in quella pensioncina davvero gradevole, senza pretese ma intima,mangiò qualcosa e dritta a dormire, il giorno dopo sarebbe stata una giornata particolare, del dire e del fare.
Eva si svegliò presto la mattina dopo, un’ inquietudine le aveva fatta compagnia per tutta la notte, sentiva la carezza delle mani di lui sul suo corpo, si svegliò abbracciata al cuscino, inutile surrogato del suo Adamo.
Eva prese il cellulare e gli inviò un messaggio:
-Ti aspetto alle 15h ,al bar MORO in via XX Settembre.
Un messaggio laconico e scarno, non aveva il coraggio di aggiungere altro, ora doveva solo aspettare.
Eva girovagò per quella città tutta la mattinata, cercava di eludere i suoi stessi timori e poi di cosa aveva paura, sarebbe stato solo un caffè, se la vita le aveva preservato altro lo avrebbe affrontato con il suo solito piglio, comunque non era una guerra, solo un incontro tra amici.
Eva tornò alla sua pensione, non aveva fame, sentiva una sensazione particolare dentro l’anima, salì in camera, una doccia veloce, si vesti, biancheria intima non molto sfarzosa, quel giusto intreccio tra seta e merletti, camicetta e pantalone, stivaletti alle caviglie e giubbino stretto in vita, abbigliamento casual, un abbigliamento che la rispecchiava appieno, avrebbe voluto un qualcosa di diverso ma poi non sarebbe stata se stessa e, per incontrare il suo amico aveva bisogno di essere presente ai suoi pensieri.
Ecco le 14’30 e lei stava seduta al tavolino di quel bar ad attendere, ordinò qualcosa proprio per impedire alla sua gola di ardere, e sì, lei temeva se stessa, voleva fare la tosta, la donna vissuta, ma era semplicemente una Donna.
Ecco che il cuore prese a battere con una velocità eccessiva e lei sapeva, e allora lo cercò, vide alla fine della strada di quella macchina appena giunta, l’auto si fermò, si aprì la portiera, e si, era proprio lui, quel suo sorriso impossibile, tra il canzonatorio e l’impertinente, il suo amico .
Lui la vide, batté la mano sulla sua stessa coscia come per dire:
- Ma guardala la, la mia pazzia.
Lei si alzò per andargli incontro. Quasi vicini si guardarono negli occhi. Un’antica intesa si riconfermò a entrambi, si mossero, l’uno di fronte all’altro , quasi a soppesarsi, ognuno di loro aveva nello sguardo un perché sospeso, e fu lui il primo ad abbracciarla.
Eva sentì il calore di quell’abbraccio, non una semplice stretta, ma qualcosa di coinvolgente, qualcosa che la trascinava in mondi nuovi, avvertì un senso di appagamento totalitario. Come poteva un semplice abbraccio farle vivere di simili emozioni, un calore che le rapì l’essenza della propria anima ma certo, quello non era un semplice abbraccio, quello era Adamo; il suo Adamo che la teneva stretta a se.
Adamo fece non poca fatica a celare la sua emozione, il suo corpo teso come la lama di una spada, rigido e impettito, si, certo, anche lui era preda di quel calore particolare che si sprigiona nei corpi quando si cercano, quel calore che ci fa capire che è inutile resiste .
Si sedettero e ordinarono due caffè, cercavano di conoscersi, si guardavano negli occhi, Adamo: meravigliosi occhi verdi da distese a perdita d’occhio di grano e fieno, Aurora vi scorse la scia di un animo gentile ed irruento, e si soffermò su questo pensiero, come poteva essere lui gentile e al contempo irruento?
Era quel suo sguardo tra il trasognato e il condottiero che traeva in inganno, evidente che lui era stato sorpreso da questo improvviso incontro ma ne era anche lusingato, era stato scelto con la cura che si dedica alle cose preziose e questo lo faceva sentire importante.
Lo sguardo di lei nero come la notte e come tale nascondeva desideri e passioni da regalare solo a chi l’avrebbe capita.
Passati i primi momenti di tensione e di nervosismo i due iniziarono a raccontarsi, e non si accorsero che i loro corpi parlavano tra loro, le mani iniziarono un sorprendente gioco di intrecci, tenere carezze che fermavano i battiti dei cuori per poi planare in strette davvero simboliche.
Adamo le prese il viso tra le mani e l’attirò a se in un lungo e passionato bacio. Eva si lasciò andare come se da tempo aspettasse quel bacio, sentiva il cuore batterle all’impazzata, sensazione dolcissima, lenta la sua mano si insinuò tra i capelli di lui sconvolgendogli tutti, era questo un gesto che la faceva sentire padrona del suo uomo, quella carezza fece trasalire lui e sconvolgere lei. Ora sapevano, ora si volevano, non era più necessario dichiararsi, la vita aveva già deciso. Lui teneva stretta la mano di lei. Aveva, forse, timore di svegliarsi da un crudele sogno, lei, per altro si lasciava condurre docile, lui era Adamo, non le avrebbe mai ferito il cuore.