Paesaggio

(Riccardi Antonella)


E’ una ferita schiusa
questo manto di rami al cielo,
questo crinale che svetta ripido
quasi a dar battaglia alla volta celeste.
Salgo, un passo, un altro e un altro ancora.
Tra fili d’erba che s’adagiano in un refolo,
tra le chiome che leggere carezzano
il fischio del merlo.
Salgo, senza orgoglio, senza fiato
fluttuando qual messe sincera
che s’agita per la campagna assolata e petrosa,
che già non teme la serpe immota
a crogiolar sul masso.
A ritmo dei tocchi lontani
per l’antico solco avanzo,
sulla scia battuta dall’ umile armento,
sui contorni curvi del buon pastore
che quieto s’inerpica poggiato al vincastro.
Salgo e m’accorgo d’essere carne e selce,
tralcio e roggia,
impasto prodigioso di terra e fronde.
Sento forte la salita,
lo spazio brado sgombro di nubi
che mi ritaglio dentro.
Sotto le falde del panama chiaro
il paesaggio si carica d’azzurro,
s’allarga il respiro in uno sbuffo di vento.
Dolce l’aria intenta a purificar i sensi,
è silenzioso ostello che accoglie il mio riposo.