Il capitano

(Silo Alessio)


“Il capitano arrivò su una barca a remi, a petto alto, fiero e orgoglioso. Il canto delle sirene lo accolse sulle coste di una nuova terra, ancora inesplorata dalle debolezze umane. Appena sbarcato con i suoi uomini, il capitano si diresse nelle vicinanze di un gruppo di indigeni locali, impauriti e tremanti dalle diversità che li contraddistinsero. Il sole era appena sorto tra gli occhi della ciurma, incosciente di tramontare presto se non si sarebbe inchinato dinanzi ai valori della vita. Oro, gioielli, gemme preziose, vestirono gli abitanti del luogo, inconsapevoli del loro valore materiale. Ignari di ciò che sarebbe accaduto, da ambo le parti si avvertì un’atmosfera di paura, che molto presto si trasformò in violenza. Per alcune pietre, il capitano e i suoi uomini furono disposti a stroncare vite. Non ci fu umano così misero nel cuore di un uomo che ebbe perduto il lume della ragione. La sabbia che li circondò si sporcò di gocce infuocate di sangue; un rosso sprezzante si riversò tra le urla della gente e il canto delle sirene, impassibili e impotenti a ciò che stette accadendo, nella loro casa, per causa di estranei ricoperti dai peggiori peccati del mondo, macchiati nel proprio spirito. E in un attimo di silenzio casuale, degli occhi di un neonato piangente si specchiarono in quelli del capitano. Entrambi piansero, ma in un modo diverso; seppur simile. Il neonato pianse alla vita perché consapevole dell’onore accaduto; il capitano si inorridì, comprendendo che la vita stette piangendo per lui. L’intera ciurma non ripartì mai, su quella barca a remi, per la via del ritorno; giacché, smarrendo ogni strada, affidarono le loro vite, o quel che ne rimase, al tempo che li consumò assieme alle futili ricchezze.”