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Tolgo la vestaglia della notte,
indosso l'abito dell'aroma di caffè.
Sorseggio piano mentre guardo fuori
quasi a cercare disperatamente un cenno di te.
Poi apro il petto e ti trovo lì,
tra le rose e le margherite.
Sorseggio piano,
metto la tazzina nel lavandino
mi fermo allo specchio
sistemo i capelli, abbottono bene la camicia,
disegno un sorriso sul viso pigro,
piove quasi a volerci fare male.
Prendo la testa tra le mie mani
cercando il respiro delle rose,
quasi a cercare un Senso religioso
che vada oltre la miseria di piccoli uomini.
Mi guardo intorno sento l'urlo del vuoto, del nulla,
finte anime corrono per dirci che non e' il tempo per sognare,
che non c'e' tempo per amare.
Vivere a volte vuol dire scendere nell'arena senza emozioni,
l’amore per te mi prende sottobraccio quasi a rincuorarmi.
Per mangiare si deve anche fingere,
ma appena posso libero l'anima
che abbraccia una farfalla in un giro di tango.
E’ già buio, spengo la luce,
fa meno male nel buio della notte.
Click sui pensieri e rimango in ascolto della musicante pioggia.
Click sull'anima che brama un tetto di stelle e una luna su cui riposare.
Click su di me, mentre dedico l’ultimo pensiero di oggi a te.
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06-11-2015 Redazione Oceano Un bellissimo rincorrersi dei versi per abbracciare una quiete che dentro c’è e vuole sostare nel giorno e coprire con manto il dintorno, apparenza viandante. La parola incede e diventa forza e raccoglie quanto d’essenza nell’esistenza serve, per oltrepassare il varco del buio delle emozioni. Nel ritmo del soffio vitale, la poesia diventa inarrestabile, inseguendo il principio, per poi planare velocemente sulla fine: il porto dell’anima, vera quiete dei perché.