Noli me tangere (D-io)

Di cosa ti lamenti o Dio?
Vago solo tra i tuoi occhi
fra le ossa di parole e gli
scheletri di un mare.

Non ho cosparso il 
capo di ceneri è vero e
nel vento ho seminato
ma continuo ancora
nel tardo giorno a
camminare orgoglioso fra
le orge della vita che
mi impolverano lo sguardo.

          Sei qualcosa in me che
          ci crede in silenzio.

Non ti ho voluto
osannare fra altari
statue tonache ed incensi
ma ascolto ancora oggi la
tua voce calma in
ogni singolo passo
come se mi abitassi dentro 
- tutto -!

Mi hai guardato in 
faccia nel dolore - muto -
ed ho imparato a
riporre ripiegare gli
affetti fra gli scaffali
della vulnerabilità.

Non ho cantato i tuoi
salmi ad ogni tramonto né le
lodi al nuovo calore del giorno
perché ero in un volo di 
donna e di questo non ho
mai provato pentimento.

E le cose fra il
respiro ed il cielo si
piegano ramificano
a volte si spezzano ma
amano soffrono oltre il
senso stesso del
vivere e del morire.

Non ho intrecciato per te
nuovi rovi ardenti lo riconosco
ma continuo a commuovermi nel
capire come ti somiglio.

Apro la strada su di
me attraverso te
in ogni singolo respiro
dove riesco ad amarti di
solo amore
-ma tu mi bruci di nulla-.

          Sei l’apice delle
          cose perse e guadagnate
          sei la terra che mi aspetta.

Tu sei la dicitura del
verbo e mi obblighi alla
miseria dove ho fuso la
vita ed il suo negarsi.

Corro ad attingere vita
dove morte nasconde i
segni dei suoi denti.

Io cerco riparo sotto l’albero che vive 
fin dai miei primi vagiti
dove ho sentito decantare la
tua indicibile bontà dove mi
trovo però colmo della tua indifferenza
sei raggiante di luce e mi
privi di un barlume di speranza.

          Continui a bruciarmi di nulla
          tremula fiamma.

Ti cingo le braccia al collo
per sentirti
e mi distruggi - vuoto -

Metà vita ho sognato e
l’altra metà l’ho scuoiata
dietro ogni sguardo di
passante che nessuno guarda.

Sei il mio fragile cerchio
senza inizio né fine
sei senza una circonferenza che
ti rifletta in me senza pudore

          “Assoluto”!
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
12-03-2015 Redazione Oceano Una poesia che nella sua limpidezza riflette una vita e un’appartenenza senza inchini e stupide chiacchiere, senza orpelli e senza certezze, muto animo offerto al volo timoroso di un oggi che decreterà la sua fine, passando in ogni attimo al vaglio di se stesso senza cleuasmo e con rassegnazione.
Il cerchio si chiuderà, la perifrasi condurrà, perché la circonlocuzione è un Verbo Eterno, un assoluto che del suo pathos ha lanciato il grido della sofferenza.