Se vuoi puoi

Steli piegati rivolti a terra,
Privi di linfa e amore per la vita.
Sputano parole balbettate,
Confessioni strappate e non volute,
Promesse, giuramenti, menzogne.
Tra quelle quattro mura parrocchiali,
Riuniti a forza,
Ho visto ciglia asciutte,
Labbra riarse,
Mani tremanti.
La colpa non è mia,
Gridava ognuno,
La colpa è della vita,
Dell’abbandono,
Del padre o della madre,
Del destino.
L’angelo di turno dolcemente
Cercava di cavar fuori da ogni mente,
Quel dolore che non aveva nome.
Prendi un dolcetto, bevi acqua pura,
Accetta una carezza.
Mi vergogno diceva uno,
Mi additano per strada e anche in casa.

Fra loro rimanevo inerme,
Captavo i dolori,
Le passioni derubate,
L’ossessione per un idolo maligno.
Uscivo, 
Una boccata d’aria,
Una lacrima che non serviva a niente.
Tutte quelle ali tarpate,
Tutte quelle parole vane,
Tutte quelle disperazioni non capite,
Tutto quel niente che la gente chiama vizio.

In fondo al vicolo udivo le loro complici risate,
La loro ansia di rimanere soli con una bottiglia.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
08-06-2014 Redazione Oceano L’altra faccia del viver bene, l’altra faccia della vita! Inutili parole di conforto o tregua quando chi può non vuole e cagione il suo male!