Coccinella
Sul salice ha lasciato i suoi occhi neri e veri, per confondere le lacrime col pianto delle foglie, e gliele asciuga il vento, e le rapisce pioggia e l’orma le calpesta e non le chiede scusa. Son lacrime di vetro e non le vedi al sole, ma tagliano le mani se stringi per fermarle, e aprono ferite di antiche cicatrici, richiuse dai lucchetti di maschie vanità. Lasciala andare via, lascia che dia il sorriso al salice che muore, e che diventi arbusto non più soltanto ramo. Lasciala andare via, lei vuole essere aria soffiare sulle menti, e vuole essere nuvola scrosciare sopra i tetti. Slega le sue caviglie ha i lividi del tempo. E scioglile i capelli e panni stesi al vento tra i vicoli del mondo si inebrieranno al sole. Lasciala a piedi scalzi, falle sentire l’erba vestita di rugiada, falla ballare nuda nel canto del mattino, e come coccinella riposerà su un petalo, arrossirà di un tocco, e timida e gioiosa poi proverà a volare. Lasciala andare via lei vuole solo i prati.
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