Il grido di1 Yinny
Alin....Alin... E' da parecchio che volo disperata a cerchi concentrici e il mio richiamo si fa sempre più flebile. L'isola è deserta. Non vi è traccia di vita, se non un resto di fuoco ormai ricoperto di salsedine. Sono spariti anche i miei amici storni, migrati in lidi più accoglienti. Volo sola. Alin è stato ferito e forse morto. Il mio andare non è più elegante, l'ansia mi ha preso le forze. Il mantello di piume è macchiato di fango causa le violente virate a riva. Alin...Alin... Devo rassegnarmi a non più vederlo? Io e lui non esistiamo più? Assolutamente no...non mi rassegno. Lo troverò e staremo ancora insieme. Voleremo superbi, veloci ed eleganti come solo noi sappiamo fare. Sapremo nell'energia che ci muove, nel respiro delle nuove stelle, la nostra essenza. E metre il cuore si strazia a certi pensieri, una violenta virata mi ri porta in linea. Il mio richiamo mesto e struggente si propaga tra il fragore delle onde dell'infinito mare.... E... piango....
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21-02-2013 | Redazione Oceano | Un grido che apre scenari da racconto fantasy, con atmosfere di sapore celtico. L'immagine del gabbiano riporta alla mente la presa di coscienza di Jonathan Livingston ma la fierezza del nome risveglia echi da aquila indomita... |