Assetato di alveari

Dolgono i pomeriggi senza poemi 
ed il crepuscolo si sente pesante, 
assetato di alveari.

Estremità amputate 
dalle ispirazioni clandestine 
divergono nella diacronica tristezza 
da una prossimità inevitabile 
come concerto di finestre 
opacizzate dalla nebbia.

Lo schermo delle muse si dissolve 
il cuore del temporale si disgrega, 
la soglia del dolore si scongela 
nel limbo 
delle oscurità imperterrite.
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