19 marzo

Mi ricordo come se fosse adesso 
le vetrate assolate delle elementari 
questa data un giorno importante, 
tutti indaffarati, 
ed io ad immaginare un ipotetico papà. 
Le case vestite a festa, 
ed io chiuso nel silenzio assordante della mia cameretta. 
Ricordo le lacrime di nascosto all'uscita di scuola 
quando gli altri spesso avevano qualcuno cui andare incontro, 
ed io avevo solo la strada polverosa. 
Sono passati anni
ma il dolore è lo stesso 
per una carezza negata o un sorriso dimenticato 
sì anche adesso che ormai sono un uomo. 
Non mi consola una pietra bianca,
dove sfogare in silenzio il mio dolore, 
dove guardarti negli occhi in una foto sbiadita 
e trasmetterti tutto il male che mi hai fatto. 
Il mare da lontano porta un’onda che rapisce un sospiro. 
Guardami
sono diventato un uomo anche senza di te. 
Vorrei capire il senso di una scelta 
la ragione di un abbandono, 
io che a volte mi sento figlio
di una scopata di fine estate, 
io che sono sempre stato solo,
mia madre troppo impegnata al lavoro 
io cresciuto dalla vita con gli schiaffi e le gioie. 
Eppure ci sono, vivo, fremo, pulso.
Forse un sorriso non avrebbe mai fatto male. 
Almeno spero che da lassù
o in qualsiasi altro posto dove tu sei 
almeno spero che per una volta mi penserai
veglierai in silenzio sul mio cammino. 
E' troppo chiamarti padre 
forse io sono troppo figlio per esserlo.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
22-05-2013 Redazione Oceano Quanto dolore si celi dietro queste parole lo si può solo immaginare e, già così, è un pugno diretto allo stomaco, senza cercare inutili metafore perché questa non è poesia ma cruda prosa reale. La poesia sta nell’essere riuscito a conservare intatta l’anima del poeta che riesce sempre ad emozionare.