Clochard1

Dignitosi denti di pettine
riordinavano la tua testa
scarmigliata dall’indicibile
trascorso di fame e freddo
e le stelle sui tuoi occhi 
non parlavano d’amore
ma pungevano,
nelle notti bianche,
come aghi di pino sotto piedi scalzi.
Dignitoso giaciglio di cartoni 
preziosamente impilati
accoglieva il tuo sonno
senza sogni né speranze
e la luna sul tuo volto scarno
non sussurrava dolcezze
ma gelava, 
nelle sere nere,
come ghiaccio sopra mani nude.  
Dignitose scaglie di sapone
alla fonte della piazza
ammorbidivano la durezza
della tua misera esistenza
e il sorriso alla moneta 
del passante frettoloso 
era pane senza pretese
per te e l’amico tuo,
dal muso più fedele.
Fuggiaschi ghigni
impietosi e vigliacchi
fautori impazziti
d’inenarrabili imprese.
Per un’orda di balordi
quanto è valsa la tua vita?
Una manciata di benzina,
e una montagna di crudeltà.
Vola via dall’infamità Clochard,
ma lascia qui la tua anima
a nutrire la mia terra incolta,
domani riposerai su un tappeto di fiori.
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