Lettere ai tempi di FaceBook

Budrio, 10 novembre 2010
Caro Antonio,
ci siamo appena ritrovati su Facebook e, come concordato, ti racconto di me attraverso
delle lettere. Spero che la mia calligrafia sia comprensibile, ma capirai, sono emozionata
e riporto i concetti velocemente. Innanzitutto,
ti confido che ieri ti ho pensato; mi sono sempre ricordata del tuo compleanno!
Anche in settembre mi sei venuto in mente, così, all’improvviso: allo stadio si giocava
Cesena-Milan. Rammenti? Nel gennaio 1989 andammo alla stessa partita. Faceva freddo e
stavamo vicini, impacciati perché era il nostro primo incontro. Io ero timida ma non avevo
paura. Ora ho profondi motivi per averne, ma la affronto con l'entusiasmo della bimba di
allora. Sono forte, avrò modo di parlartene.


Bologna, 11 novembre 2010
Ciao Antonio,
Sono in ufficio, mi concedo una piccola pausa. Qui ciò che si esegue in un’ora si ottiene
anche in cinquanta minuti: c’è la logica del “tanto devi far passare la giornata”. È una
multinazionale di Bologna. Io non sono dipendente ma collaboratrice esterna. La ditta dove
sono assunta è uno studio tecnico.
Quando mi hanno inserita nel reparto
documentazione, sarei dovuta restare pochi
mesi, invece sono trascorsi sei anni. Due
anni fa ho avuto un’occasione per migliorare
la mia posizione. Bisognava sviluppare un automatismo per documentare i componenti
elettrici. Nessuno dei miei colleghi, ostentandosi in modo infantile, accettò il
compito, così il direttore me lo propose.
Analizzai molti dati per ideare procedure
utili a gestire le istruzioni elettriche. In quei
giorni uscivo da una grossa crisi che aveva
messo in discussione il rapporto con il fidanzato, la mia autostima. Mi sentivo inutile
a me stessa e agli altri. L’evoluzione nel lavoro
mi diede la possibilità di riprendere in mano le situazioni critiche, e sono andata avanti,
gestendo anche il mio obiettivo principale,
di cui scriverò più in dettaglio.
Ho un'altra meditazione da condividere:
ritrovarsi, dopo tanti anni, è fantastico! Continuo a narrare di me in forma epistolare;
mi infonde sicurezza e rievoca i tempi del
batticuore, dei sogni leggeri e dei problemi non
problemi.


Bologna, 12/11/2010
Caro Antonio,
Ho il presentimento che pure tu stia scrivendo
gli avvenimenti della tua vita.
Io lavoro qui da sei anni. Nel 2003 ebbi il
colloquio col mio titolare e sembrava dovessi
svolgere la mansione nello studio. All'inizio
del 2004 mi licenziai dall’impiego a Cesenatico
e il 14 febbraio 2004, in un fiume
di lacrime, lasciai Cesena. Forse quel giorno
piangevi anche tu, per un tuo amico. Io, per
la mia città. Intrapresi la nuova occupazione,
impaginando manuali per macchine automatiche.
A marzo il mio capo mi portò qua. Una dipendente mi assegnava le commissioni; è continuato
così per un lustro.
Ora sono autonoma, riferisco al capoufficio,
che oltretutto non ha idea di quello che gestisco, adotto i miei metodi, raggiungo i risultati:
gli ispettori di montaggio e i clienti
sono soddisfatti. Il mio motto è “Il fine giustifica i mezzi, a patto di non ledere la libertà
altrui”. Ciò vale anche per un'importante
situazione che mi appartiene. Ma attuandolo,
qualcuno è danneggiato: io. Comunque, il traguardo da conquistare è tanto nobile da
sacrificare parte di me stessa. Torno ai cataloghi; presto parlerò ancora di me.


Bologna, 15/11/2010
Caro Antonio,
sospendo l’attività, è importante esprimere
le mie emozioni. Forse le missive non
arriveranno mai nelle tue mani. A me servono,
scostano la mente da elucubrazioni nocive.
Ti sto usando per rianimarmi. Scrivendole,
mi distraggo dai dubbi quotidiani, facendo
assegnamento su una persona che mi ricorda
un passato allegro e romantico. Vorrei
tornare indietro, per non avere più questo
dilemma che mi assilla. Vorrei avere solo desideri, senza sapere se si avvereranno.
Invece, ora che sono adulta, so che arduamente si realizzeranno, anche se mi impegno per cambiare
il corso del destino. Mi
fermo. Se espongo ora i miei tormenti, non
mi raccapezzo più sull’incarico che stavo
svolgendo. Quando avrò un giorno di solitudine,
rivelerò tutto.
Passiamo alla gaiezza: venerdì scorso sono stata al Palazzetto dello Sport allo spettacolo di
Crozza. Ci credi che cercavo il punto esatto dove ci siamo scambiati il primo bacio? Il mio
primo bacio! Certi momenti non si scordano. Nessuno potrà mai farci dimenticare la nostra
gioventù, sarà sempre parte di noi, anche se da tanto tempo abbiamo storie d'amore mature e
compiacenti con altre persone. Mi ricordo tutto di noi... sto sorridendo e mi rilasso. Sei una
terapia Antonio, grazie. E pure gratis! Negli ultimi due anni ho speso tanto in psicoanalisi e,
ora che ho sospeso la cura e arranco nel
buio, ritrovo te. Sono fortunata e so che con
la tua empatia, realizzare il mio sogno sarà
più semplice.


Budrio, 24/11/2010
Caro Antonio,
abbiamo appena chiuso la chat e ho già
la penna in mano. Ho pochi minuti, aspetto
la mia vicina: andremo in pizzeria per trascorrere una serata conviviale.
Dal 2005 abito con Stefano in una casa di
campagna, nella pianura bolognese. Stefano
è un tipo spartano, mi ha dato carta bianca
sull'arredamento e ho sprigionato la mia
vena estrosa. La casa è terra-cielo con un
giardino di 50 mq. È un’oasi strampalata, rispecchia il mio temperamento: ci sono tante
piante, poste alla rinfusa; tutto prospera,
come in un caos produttivo. Anch'io mi sento
così, la mia mente spazia continuamente
in mille ambiti. È arrivata Rosanna. Alla
prossima lettera.


Bologna, 26 novembre 2010
Caro Antonio,
devo assolutamente rilassarmi, scrivendo.
Oggi problematiche lavorative mi procurano
una spiacevole emicrania. Domani avremo una riunione per creare dei processi che possano gestire
la miriade di dati. Mi piace realizzare nuove procedure, per poi farle automatizzare. Sai cosa c'è
di affascinante nella creazione di un automatismo?
Che solo chi lo produce ha nozione dei passaggi
che bisogna compiere, per quale motivo e con quale sequenza per ottenere un risultato.
Si passa da un dato grezzo a quello finale, si ha il piacere di sapere quali sarebbero i dati
intermedi. Quando creai la prima procedura, tentai di spiegarla ai miei colleghi.
La reazione di uno di loro fu: “Non rientra
nelle mie mansioni imparare questi metodi”.
Era irritato, non so se con me o con i nostri superiori che avevano permesso che elaborassi un
tale stratagemma che a lui sembrava irrealizzabile. Cambio discorso.
Ieri sono andata alla presentazione del Circolo
aziendale di SEL e c'era proprio Nichi Vendola a inaugurarlo. Parlava a braccio, con fermezza:
dell’occupazione, delle donne, della libertà. Pareva autentico e avverto la sua politica vicina,
non mi fa sentire discriminata come accade con quei politicanti di destra filo-clericali che ci
ritroviamo. Sono molto arrabbiata con i nostri governanti.
Non solo con Berlusconi, ma con tutto il sistema clientelare che ha fondato. Credo ci
sia ingerenza nello Stato da parte della Chiesa,
un ente che bada a giudicare e proibire piuttosto che aiutare chi si trova da solo ad
affrontare dubbi esistenziali. In Dio ho fede,
ma ho perso la fiducia nei mediatori che mi
hanno inculcato delle norme senza la mia
conscia volontà. Quello che reputo più ignobile
è che i partiti si prestino ad accogliere tutti i dettami imposti dal Vaticano, solo per ragioni
di opportunismo: per non perdere voti o per conseguirne di più, salvo poi, neanche tanto in
camuffa, procacciarsi i propri tornaconti, sconfessando ipocritamente quanto sfoggiato davanti
al popolo beone. Sospetto che la Chiesa faccia politica per difendere i propri interessi, ma
in questo modo danneggia l’autodeterminazione altrui, e io mi sento lesa.



Bologna, 29 novembre 2010
Ciao Antonio,
oggi Bologna è imbiancata, l'effetto è poetico, la luce del sole che si specchia sulla neve è
abbagliante. Dall'ufficio vedo i tetti delle case. Nonostante la grande fabbrica che altera il
paesaggio, siamo pur sempre in un quartiere abitato, pieno di case in stile Liberty, ornate da
giardini nei quali gironzolano cagnetti simpatici da riempire di coccole.
Anche l’anno scorso nevicò, in dicembre.
La temperatura raggiunse i -13°C e per tre
giorni fu un incubo venire in ufficio: code,
scivoloni e tanto maledettissimo ghiaccio.
Ho giurato che in quelle condizioni non mi
azzarderò più a guidare. Non vale la pena
esporsi al pericolo per dei manuali elettrici.
Rischio per motivi più seri e non mi perdonerei
se mi capitasse un incidente. Preferisco
utilizzare le ferie. Ho imparato a essere meno avida. Non limo fino all'ultimo euro per avere
più risparmi, malgrado questo implichi che il mio saldo bancario sia negativo.
Quello che spendo è per uno scopo notevole;
non posso arginare le spese, altrimenti rinuncerei a qualcosa la cui mancanza mi
causerebbe dei danni. È complicato proseguire
in tale discorso senza rivelare il dolore di una vita. Ho deciso che redigerò a parte ‘la mia
storia importante’, su un taccuino.
Nelle lettere, parlerò della quotidianità. Spero
di non seccarti. Mi accorgo che argomento solo su me stessa e non ti chiedo nulla, come se non
mi interessasse. Invece mi preme sapere come si è svolta la tua vita, dal 1991 quando ci siamo
lasciati. È una sensazione strana pensarti, perché immagino com’eri, a volte mi viene un nodo
alla gola, si appannano gli occhi, sebbene abbia ben altro per cui piangere. Scrivere mi commuove
per la nostalgia di noi da ragazzi, adesso siamo adulti, affrontiamo separatamente le complessità;
a 17 o 20 anni non erano le stesse, e per quanto mi riguarda non immaginavo che avrei avuto la
forza di fronteggiare quello che la vita mi avrebbe riservato.
Da quando mi affido alla carta, rimugino
meno sui miei guai, benché siano gli obiettivi
a cui ambisco, a cui aspiravo anche quando
stavo con te. La vita mi ha temprato, ma sono la stessa ragazza dolce e istintiva di quell’epoca.
I trascorsi mi hanno infuso molta
consapevolezza, comprendo i miei difetti,
le mie virtù, i miei limiti. Non ho più paura di avere paura di qualcosa e contrasto le situazioni
tortuose. Adesso, se n’è presentata
una che scuote l'anima, che va ben oltre le
scelte decisive che ho dovuto intraprendere
sinora. Basta, non anticipo ciò che metterò
nero su bianco altrove. Questa lettera l'ho
scritta in più momenti della giornata. Ora il
sole splende più che mai, la neve si è dissolta,
il cielo è limpido e il mio spirito vola libero,
al di là delle inquietudini e delle aspettative.
Ti sogno come eravamo allora.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
16-03-2015 Dall'Ara Chiara Finalmente il mio libro è stato pubblicato.
Il titolo è "Essenze di giorni sognanti - Lettere ai tempi dei social network".

Per vedere la copertina e altre informazioni, collegatevi alla pagina Facebook

https://www.facebook.com/essenzedigiornisognanti?fref=ts
13-02-2015 Redazione Oceano Scrivere per arrivare ad abbracciare chi presta ascolto; scrivere per collegare l’anima alla vita e sorvolare la solitudine, l’angoscia che perversa, gli sconforti avvinghiati al ciglio dell’esistenza.
Le tue lettere sono il passo verso la quiete, dopo che i ricordi avvolti dentro te premono per scavalcare il macigno che schiaccia. Abbracciando, dopo tempo, il tuo cielo sei pronta adesso a volare e quelle lettere, meravigliosi pensieri di un tempo che sembrava infinito, sono state le ali per non precipitare nel buio.
10-02-2015 Dall'Ara Chiara Grazie Claudia, sono veramente orgogliosa di aver scritto queste lettere, in un momento dove ero sull'orlo della depressione per delusioni che si avvicendavano una dopo l'altra.
Ma queste sono solo una parte delle lettere. Ne ho scritte altre nei due mesi seguenti e il commiato finale è stato nel gennaio 2011, quando ho girato pagina per intraprendere un'altra avventura. Avventura che, se ne avrò il coraggio, riporterò in un libro.
Intanto, le lettere sono diventate un libro che uscirà fra un paio di settimane.
Se riesco ad organizzare una presentazione a Budrio o a Medicina te lo comunico, mi farebbe piacere se ci fossi.
Intanto, ti invito a chiedermi l'amicizia su FaceBook, se sei iscritta, altrimenti rimaniamo in contatto qua.
Grazie ancora tante

Pubblicata il 09-02-2015

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Commento dell'autore

Estratto dal mio libro
"Lettere ai tempi di FaceBook",
pubblicato nella raccolta
antologica "Racconti Romagnoli"
edita dal Violino
Edizioni (2014).

Il racconto presentato è
impostato in forma epistolare.
L'autrice si trova in un
momento di profonda
costernazione, causato da
innumerevoli disillusioni
patite negli ultimi quattro
anni. Ha appena ricevuto
l'ennesima brutta notizia
e non può nemmeno trovare
sostegno nella sua
psicoterapeuta. Ha dovuto
sospendere la terapia: i soldi
servono per altro, per 
afferrare un sogno che pare
sempre più distante.

Anche col suo compagno le
cose sembrano sgretolarsi;
in quei giorni di tristezza
mista a reazione, trascorre
le sue serate su FaceBook. 
E inaspettatamente, una
sera di novembre riceve
una chat da uno dei suoi
contatti. Antonio, il
suo primo amore, quello
che tra numerosi tira e
molla aveva accompagnato la
sua adolescenza, dai 14 ai
17 anni, a cavallo fra gli
anni Ottanta e Novanta. 
uesto incontro comune di
emozioni e ricordi stupisce
entrambi, riportando la loro
mente e i loro cuori
indietro di venti anni.

Di comune accordo, i due
antichi innamorati decidono
di non rivedersi né di
scambiarsi il numero di
cellulare. Non intendono
sperimentare un collegament
 diretto: troppo rischioso,
il passato potrebbe
amalgamarsi con il presente,
sortendo degli effetti
disastrosi per le loro
ùvite attuali.

Così, l'autrice propone
di comunicare come facevano
quando lui era nei militari,
quando ancora non erano
diffusi i telefoni portatili,
quando il romanticismo e 
'amore viaggiavano lentamente,
riportati con sentimento,
impegno e pazienza sulla carta.