L'ultimo viaggio

Ci hai travolto,
stravolto
nel tuo uragano,
alzato la cresta dell'onda
in balia del tuoi scatenanti venti,
infidi e forieri d'addio.
 
Punte altissime
di una ferocia ira 
ci scaraventò su scogli appuntiti.
 
Ingabbiati nel tuo ventre
infecondo, insipido e bugiardo.

Nutriti di scarichi di gas
e spurghi d'anime innocenti
 
Aggrappati a brandelli
di barche,
agonizzanti, vagavamo 
come pesci impazziti,
intrappolati nelle fauci
del mare.

Si udivano le strida dei gabbiani,
nelle loro ali gocce di sangue,
il mare si colorava di rosso
dominando sul colore del mare.

Un flutto gigante
traghettò le restanti vite
senza pagare il biglietto,
"già saldato a caro prezzo
per aver oltrepassato la costa
indorata di sogni e speranze".
 
Il cielo divenne  paonazzo di lividi crudeli
intrappolato di lacrime e sospiri di madri,
pronte allo scroscio, alla liberazione
di quel dramma che si stava consumando.

Nessun canto echeggiava in quell'orizzonte
acceso di fumo,
solo nenie di madri disperate,
cuori gonfi di una tragedia annunciata!
Lacrime lacrime a catinelle
sul seno nudo e pianti di innocenti
a bocca asciutta, senza latte
e n'è profumo di mamma.

Un silenzio assordante schiudeva le  tenebre 
vestite di lutto,
solitaria e dismessa anche la luna
pallida e senza un filo di luce.

 
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01-03-2015 Redazione Oceano Sulla scia di questi versi non placati dalla schiumosa acqua torbida, il pensiero triste si erge insieme alla autrice nell’accompagnare figli intrappolati nelle fauci del mare.
L’ipotiposi si accompagna ad un evidente dramma.