Rapisce il mattino...
Freddi i suoi occhi, infinito di veli rosa il cielo su lacrime di brina e silenzi d'anima nell'indugiare del sole. Gigli, nell'indefinita luce, recitano la preghiera del mattino leggeri elevando l'ascetico stelo su, su, fino alla purezza. Un barbagianni in furtivo rientro, l'allarmato stridio dei merli e dai fossi un fumar lento di nebbia stagnante a mezz'aria. Nell'invito pressante di questa atmosfera sublime, gorgoglia tra i campi un ruscello un canto di grazie.
data | autore | commento (si può commentare solo se si è loggati) | |
01-07-2014 | Salvaggio Carmelo | Ringrazio e mi scuso con la gentilissima redazione per il poco tempo che dedico alla pagina...in questo periodo una infinità di impegni mi hanno distolto... | |
22-05-2014 | Redazione Oceano | Complimenti all'autore, la lirica rapisce per la bellezza del momento descritto, una comunione tra il sé e il circostante, un incanto vissuto e trasferito con pennello tinto di nero ad imprimerne la luce di un mattino di nuova vita. “Adesso siedo e immergo le dita a toccare le fresche acque e ascoltare le note del rio campestre”! |