Polvere di stelle
Case, solo case. Di periferia. Una accanto all’altra, tutte in fila, silenziose, anonime. Una via di periferia, la sera . La luna in cielo. Un cielo che sprofonda nell’empireo, prima che il sole lasci il suo cocchio ed inviti la sera a stender le stelle in cielo; come una signora, come una regina. La sera, in periferia. Il silenzio dell’animo mio urge un lamento, uno stacco di beltà, una bellezza che possa elevarmi sino a toccar le stelle, un infimo brandello di assoluto, che possa darmi la sensazione che io cerco, nel vuoto di una sera di periferia. Quell’attesa di un attimo di gioia che in fondo, io trovo solo dentro al mio io, all’interno della spelonca ove, ove l’animo riposa, in attesa di esplodere di gioia. Incorrotta, ineffabile, indisturbata volontà di bello. Che poi vuol dire esigenza di eterno, necessità di quel sentore di infinito che apparenta l’uomo alle stelle, il mio corpo, la mia povera pelle al vento che spira tra la luna e le stelle. Quel vento divino da cui forse, tutti partimmo, un dì.
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