Il mare

Il mare  davanti,
solo, 
in uno sconfinato mistero,
di un creato che richiede ragione
e fa pietire  per la commozione.

L’immensità della sostanza,
quel senso di sconvolgente  impotenza 
dinanzi all’immanenza oggettiva di una cosa
che poi ha un solo nome.
L’impossibilità di contenere 
quel che l’occhio ammira 
e considera perfetto.

Che senso ha tutto questo,
cosa vuol significare? 
Sentirsi vuoti di fronte al creatore,
dinanzi alla potenza che stravolgendosi,  
diventa bellezza?

Espressione del rapporto di amore
che la natura riversa al suo creatore,
prima che l’orizzonte divida il mare dal sole,
prima che il gabbiano inizi  il suo girar invano,
alla ricerca di un punto, 
ove fermarsi per poter guardare.
 
Va l’onda il sasso a levigare,
muta ed umile, anche se pare un fragore,
nel diniego del suo santo amare,
da sempre, quella pietra,quel mare
cui, inconsapevolmente gli appartiene.
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