Il mare
Il mare davanti, solo, in uno sconfinato mistero, di un creato che richiede ragione e fa pietire per la commozione. L’immensità della sostanza, quel senso di sconvolgente impotenza dinanzi all’immanenza oggettiva di una cosa che poi ha un solo nome. L’impossibilità di contenere quel che l’occhio ammira e considera perfetto. Che senso ha tutto questo, cosa vuol significare? Sentirsi vuoti di fronte al creatore, dinanzi alla potenza che stravolgendosi, diventa bellezza? Espressione del rapporto di amore che la natura riversa al suo creatore, prima che l’orizzonte divida il mare dal sole, prima che il gabbiano inizi il suo girar invano, alla ricerca di un punto, ove fermarsi per poter guardare. Va l’onda il sasso a levigare, muta ed umile, anche se pare un fragore, nel diniego del suo santo amare, da sempre, quella pietra,quel mare cui, inconsapevolmente gli appartiene.
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