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Col cuore liquido 
steso negli occhi, 
lasciavi che vedessi 
cosa t'accadeva dentro, 
calamaio neonato tra i devoti d’Apollo
prima di mettere in riga le parole  
sul campo di battaglia 
formato A quattro.
Nei tuoi gesti, 
rifletteva la grazia 
del canto. 
Nella foto il ricordo vivo,
colorato 
d’uno scorcio vespertino 
di tua vita 
così bello in cui 
hai stipato il tempo 
per non farlo fuggire.
Per omaggio miriadi di  rose, 
i fiori, gli abbracci 
che ritornano accanto al tuo petto 
e ti fan da bastone 
quando non hai 
più forza di esistere. 
Solo allora , 
prendendo la penna, 
canti un'altra canzone 
accordando il pensiero con l'estate 
che in anima viene quando
vedi un amico, 
mentre leggi una frase, 
quando esisti dentro l'anima di quanti, 
da allora, di sera, 
t'han chiamata amica mia.