Potrebbe...

Potrebbe il sole che brilla nel cielo
Dichiararsi alla luna?
Sono due costanti che non si incontrano mai…
Potrebbe la calma della notte
Incontrare il calore del giorno?
Potrebbe il soffio gelido del vento
Che si affaccia dal vetro scuro e freddo
Portarmi su un prossimo giorno
Lento e veloce effimero e concreto?
Entropia dello spazio e del mio vuoto…
Potrebbe questo vento che ha smarrito le mie parole…
 Che ha dipanato veloci
I momenti vissuti di un attimo…
Che ha curato ferite e mutato
Ciò che è stato rancore nel
Trascorrere degli anni…
Che ha tessuto lungo quel filo di vaga angoscia…
Che ha sciolto le mura dell’ultimo castello…
Potrebbe aver scritto le ferite sulla sabbia
E inciso le mie gioie nella pietra?
Aspetto sulla bianca sabbia,
Fra le alghe portate dalle correnti
Un tesoro o un raggio di sole…
Assaporo sulla battigia silenzi e attimi
Di un destino dalle tasche quasi vuote…
L’alba è alle porte…una flebile luce
Acceca tutte le stelle…
Un nuovo vento canta melodie
E le ripete ancora e ancora…
Stessa nota all’infinito!
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)
30-04-2015 Redazione Oceano Nella dicotomia del giorno e della notte, del vento freddo su un nuovo giorno, si riapre la ferita dell’essere stata momento; istanti vissuti che hanno smarrito parole.
Nella meraviglia malinconica dei tuoi versi, s’apre il varco della speranza, con lo stesso ridondante canto che aleggia nell’aria.
E nella tua lirica è tutto un tramonto e un’alba d’attese, dove scende lieve la meraviglia di un nuovo giorno.