Terra mia

Canto di me e
della mia terra, delle
auree ceneri tra
fango e pietra antica.

Alti affreschi di
tramonti fra
rami di luce e
schizzi di lunghe ombre.

Le campane 
dell’immacolata suonano 
indifferenti sulle 
pianificate solitudini.

Lutto è il
bianco dei tuoi occhi, 
sapienti le mille 
mammelle che immetti


nelle tacite bocche
di giganti d’argilla e
tutta ti doni come
madre ai suoi cuccioli.

E’ il tuo 
sangue che innaffia i
fiori di strada,
cane che morde dentro.

Sei un verso
bagnato che esce dal 
ferro di uomini,
lupi neri su lupi bianchi.

Fingi il bello
dei tuoi pensieri nel 
loro decomporsi, il tuo
fiato mi impasta la vita.

Sei un muscolo di 
canto scolpito, snudato,
scuoiato, la tua sete
racconti nell’arido tacere.

Schioma sugli 
alberi la strana sciarada.
E' molto silenziosa la
bianca groviera di Pantalica.
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17-04-2013 Di Paola Claudio Avete ragione, è come amare una bellissima donna capricciosa che ti fa dannare nel bene e nel male, ma ciò non scalfigge assolutamente l'amore che provi per lei
17-04-2013 Redazione Oceano Hai dato corpo e immagini visive favoleggianti in questo omaggio alla tua terra, trasportando il tuo sentire oltre quello che gli occhi vedono. Percepibile fin dai primi versi il fiero attaccamento alle proprie radici, nonostante la malinconica vena di tristezza che li pervade.