Sorrido alla tristezza

La tristezza è per me quiete,
raccoglimento, meditazione.
Fuggiti gli strazi, le pene, 
pianti sgradevoli, urla bestiali,
una calma solenne m'invade.

Sono triste come può essere 
triste uno scialbo tramonto.
Allora sul colle mi siedo e
tutta la natura viene a sedersi
accanto a me.

Non ho desideri nè ambizioni.
Esser poeta non è ambizione,
ma la mia maniera per essere
solo. Solo con calma.
La evoco e me la impongo.

Quando mi siedo a scrivere 
versi, o passeggio per sentieri,
vedo una parte di me su quel colle.
Osservo la fresca piana e sento
la notte entrare dalla finestra
come una farfalla.

L'Amore è una compagnia.
Non so più andar solo per le strade.
Arrivo là da un luogo sconosciuto.
Ho camminato tanto con quella
calma matura di chi non è
nessuno e nessuno lo vede.

La mia dimora dovrebbe essere
nei pressi.
Un campo spoglio. Uno qualsiasi.
Non vi è nome nè numero;
abbandonato che non dà più
nulla. Morto il seme, morta la 
terra.

Il mio sentiero non sai mai se c'è.
Cambia come cambia il mondo.
Forse mi fermerò, se non col 
corpo sicuramente con la mente.
Quando anche gli ultimi neuroni
mi avranno abbandonato.

Il vantaggio sarà che il campo è
già lì pronto ad accogliermi con
tutti i crismi, come inquilino
onorario.
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