La stanza

Ne avevo perso la chiave, o meglio, era da qualche parte nella grande casa. Poi, l’ho trovata ed ho aperto la
stanza. Lo sapevo quello che ci trovavo: fantasia e polvere degli anni. Vecchi libri con tecniche sorpassate
di cui, all’epoca, conoscevo anche le virgole.

Era malinconica Giada quel giorno, per questo era entrata nella stanza della sua adolescenza, all’ultimo piano
della sua complicata testa. Una pista da ballo all’aperto illuminata da luci, suoni, musica e tanti schiamazzi
e giovani risate fanno grande questo dopo-cena di un qualsiasi giovedi del mese di luglio. Non é stato facile
convincere i genitori per questa uscita e ancora meno impedire al cuore di fare tutto quel rumore... Niente é
stato facile stasera neanche stendere l’ombretto sopra le palpebre e vestirsi; solo i capelli non hanno dato
problemi, loro non li danno mai, li lavi, arrovesci la testa, li asciughi e tornano lisci sulle spalle. 

Che emozione! Stasera ci saremo tutte e tutti. Non sono mai stata presa fra le sue braccia, neppure per bal-
lare, ma stasera tutto quello che sogno da tempo si avvererà ed io non sono pronta, conoscendomi può darsi
pure che si rompa il tacco ai sandali. Controllo, sono a posto. Lui é assieme agli altri davanti all’ingresso.
Le sue lunghe gambe sono fasciate da un paio di pantaloni di velluto a coste grandi color gelato alla crema,
la camicia é celeste chiaro con le maniche tirate su fino al gomito, odora di fresco bucato, ne percepisco
il profumo; ma che piedoni! Sono fasciati da scarpe alte, scamosciate chiare, il colore é simile ai pantaloni,
spero siano leggere, altrimenti poveretto con questo caldo!

Caspiterina, il ballo con Lui! Un lento! Preferivo iniziare con uno svelto almeno potevo calmare questa agita-
zione interna e questo rossore che brucia da morire sulle guance, mi sembra pure di balbettare…! E’ talmente
alto che non so dove mettere le braccia! Va tutto bene; é Lui che si curva e scende alla mia altezza. E’ come
avevo sognato e come mi aspettavo che fosse. Vivo una favola e spero che questa musica non abbia fine. La sua
bocca si apre e cerca la mia. Non ho esperienza e non mi dispiace, ma magari forse Lui si aspettava qualcosa
di meglio…, lo faccio presente e vedo che si rabbuia. Stai a vedere che ho rovinato tutto. Sono troppo sincera
troppo impulsiva e troppo imbranata. Non succede niente, si continua a ballare, speriamo che abbia capito cosa
volevo trasmettere. Oddio, intelligente lo é, ma non ho la più pallida idea circa la sua pazienza.

Luglio é finito, partiamo tutti per le vacanze, ci vediamo alla fine di agosto. Soffro, non m’importa neanche
di andare al mare; chissà se alla fine di agosto troverò cose diverse. Mi ha salutata con allegria e senza
baci appassionati, non é per niente dispiaciuto; Lui andrà a Napoli ed é felice.

Mi faccio coraggio e spedisco una lettera, con la penna sono meno impacciata che a voce; é una lettera allegra,
ho conosciuto tanta gente e ci divertiamo, penso a Lui ma non ho il cuore a pezzi. C’é posta per me! Riconosco
la sua calligrafia. Sono felice. Non riesco a calmarmi, nascondo la lettera e la vado a leggere in bagno.

Voglio vivere in solitudine questo momento di gioia. Adesso spero che agosto passi in un soffio. Settembre non
é stato un bel mese. Il sogno si é frantumato in mille pezzi ed anche la mia adolescenza. Sono cresciuta.
Indosso un’armatura per evitare incurabili ferite. Mentre Giada chiudeva la stanza pensò: - “eh dire che ci
sono state in seguito, generazioni che non hanno avuto dei sogni così, hanno cavalcato passioni travolgenti,
senza ballare un lento di giovedì del mese di luglio con batticuore ad occhi chiusi, sicure che il centro del
Mondo fosse proprio quella pista da ballo...!” - 
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