Pletora di spine

Sono inferno appena nato,
ora che di te più nulla resta,
e dove l'ira non trova muri
dove rompere santuari d'odio
costruiti nell'anima.
È l'odore di quell'addio che
nemmeno più odo sulla mia pelle
che mi dipinge agli occhi un disprezzo
che come maschera di sangue
cola e non s’estingue.
Una fine che la morte ha scritto
sulle pagine d'un libro ormai bruciato,
una fine marchiatomi a fuoco sulla pelle
ch'ancor mi lacera l'aria che respiro.
E sono cielo tenuto in catene
che ride anche se a piangere
sono occhi stanchi di credere ancora
che rinasceranno rose, quando anche
l'ultima il suo petalo ha perso.
Quanto ancora, d'un amore squarciato
dal tempo che passa,
resta appesa sul precipizio della vergogna
questa mia stanca e vigliacca
voglia di vivere?
Quanto ancora sputerà inchiostro
questo enorme dolore ch'ancora combatto
affinché di te nulla più resti?
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