Il pensiero di un giorno

(Centomo Bruno)


[…] Arrivederci, amico mio, senza mano, senza parola. Nessun dolore e nessuna tristezza dei sopraccigli. In questa vita, morire non è una novità, ma, di certo, non lo è nemmeno vivere.”
Sergej Aleksandrovič Esenin dalla poesia lasciata all’amico Erlich, prima di suicidarsi



Un giorno che trattiene tristezza, ma quieta libertà.
Un attimo che interrompe pazienza e paura.
Un sottile ricamo che ragno mai disegnò,
un reticolo che artista su tela non disdegnò.

Ecco come il mare tesse le sue rive,
frammenti di luce s’afferrano a vele benevole,
mentre il fiato malato urlante, nelle bottiglie
s’imprigiona fatalmente, dolciastro e aspro.
Come allora la fanghiglia rinserra
stanche reti impietose, gonfie di catture.

Rimane quel che è soltanto la parola.
Esattamente come tela, che, cucita a malapena,
vorrebbe diventare veste preziosa.
Se ne slaccia il nodo all’estremità,
e il filo si riavvolge sulla pancia del fuso.