Dietro la finestra

(Quaranta Enzo)


All’occhio compare un verde panorama,
già striato di giallo secco,
a rammentare l’arrivo dell’estate.
Dentro un campo di calcio abbandonato,
spicca inaspettato un pozzo antico,
fonte di vita per gente trapassata.
In fondo, a sinistra,
case su case,
vecchie, colorate, deformi,
senz’ordine, senza logica, senza tempo,
come un presepe,
come un puzzle incompiuto,
come un ammasso di errori.
In fondo, a destra,
case su case,
nuove, uniformi, uguali,
ordinate, appiccicate, moderne,
come un esercito in marcia,
come una cornice squadrata,
come un ammasso di errori.
Al centro, spartiacque del tempo,
emerge il campanile,
richiamo di fede, imponente e maestoso,
ma schiacciato, stretto, incastrato,
da cumuli di cemento
che soffocano lo sguardo
e sporcano il paesaggio.
Tra nuvole striate,
il sole va a tramontare,
coprendosi di vergogna,
per questo quadro
dall’uomo rovinato.