I randagi di Marrakech

(Vargiu Laura)


Smarriti
ai margini delle strade
tra i colori opulenti del centro
e le periferie polverose di miseria
i randagi di Marrakech vagano.
Non hanno meta o domani da inseguire
né passato a cui tornare,
solo il riparo del cielo
spento e austero
e la fame di giorni mai sazi.

I randagi di Marrakech
fiutano l’indifferenza
nell’aria sporca d’asfalto
rovistando disillusi
nella plastica dei rifiuti
in cerca di brandelli d’umanità distratta.
Tepore di carezze non conoscono
e chissà se sognano l’amore
quando i loro occhi si chiudono
su giacigli di pietra e fango
o sopra marciapiedi calpestati
da passi frettolosi e ciechi.

Sono bestie, sono uomini
i randagi di Marrakech
figli bastardi di uno stesso destino
diseredati del cuore
emarginati al silenzio dell’alba
senza più parole.
Ma ogni sera
quando sulla città dalle montagne
discendono fredde della notte le ombre
li senti guaire in lontananza
solitari o in branchi dispersi dal vento
e il tuo cuore s’abbandona al mare inquieto
d’una lacrima mai confessata
per fuggir via con loro
randagio anch’esso.