Il popolo dei concorsisti |
Si chiamano: chiocciola78, sfigato82, inspector, occhiblu, provaeriprova79, master..... E quando, nella immensa hall del palazzetto o del politecnico di turno riescono finalmente a ricondurre una faccia all’ormai ben noto nickname con cui avevano “conversato” per mesi nella web del forum, esplodono di gioia: hanno già vinto, perché hanno trovato un nuovo amico, un compagno di viaggio e di disavventura. Lo ritroveranno, in seguito, anche a magistratura, segretario comunale, amministrativo INAIL, ispettore INPS, carriera prefettizia, tanto loro li provano tutti, è al concorso pubblico che si raduna periodicamente il popolo dei concorsisti. Si è discusso molto, sul forum, se valeva la pena di tentare o meno un determinato concorso: poi, nel dubbio, sono andati tutti a farlo. Quando uno di loro ce la fa, cioè finalmente vince un posto, e li abbandona, per loro, è un po’ come se morisse uno del gruppo. Lo Stato chiama ? Loro rispondono. Sono più numerosi degli abitanti di molti capoluoghi italiani, il loro domicilio è la sede di concorso. Si catapultano su Roma e Milano, principali sedi, con ogni mezzo: aerei low cost, pullman, treni, auto collettive, camper.....e la disavventura diventa automaticamente un’avventura da raccontare. Ma la stampa, così attenta al popolo dei rom, non si cura del popolo dei concorsisti: sono degli emeriti sconosciuti, nessuno parla mai di loro. I concorsisti sono i nuovi emigranti, solo che a Milano......beh, diciamo che anche la nebbia non è più quella di una volta e nelle loro valigie di cartone divenute agili trolley Samsonite non ci sono vestiti e galline, ma edizioni economiche Simone e tanti appunti. Salgono al Nord per svariati motivi: quello principale è che la sciagurata politica degli anni ’80 (un posto pubblico = un voto) li ha privati di posti disponibili al Sud; poi, a Melano, c’è pur sempre il loro cugino, anche lui ex-concorsista, ovviamente, che ora ha ottenuto un posto in banca e si è sistemato; ancora, e più semplicemente, perché a Genova e Trieste c’è il mare, che ricorda loro il mare della Calabria. Sulla carta d’identità c’era scritto, professione: DISOCCUPATO. Ora c’è scritto: CONCORSISTA. Validità: sempre 5 anni. Per noi Italiani, sono semplicemente dei concorsisti, per Finlandesi ed Olandesi sono extraterrestri: lassù, nel Nord Europa, non capiscono, quando dici loro che un laureato italiano può aspettare anche quattro-cinque-sei anni prima di trovare un lavoro fisso. E intanto ? Intanto si collezionano lavoretti in nero, contratti di formazione lavoro, contratti a progetto (ma se chiedi loro che progetto è, mica lo sanno), ore ed ore ai call center......che tristezza !! Che paese infame !!! Ma ormai il popolo dei concorsisti si è rassegnato: ed aumenta, cresce a dismisura, di concorso in concorso. All’ultima occasione, a Milano, mi sono ritrovato circondato da colleghi ispettori, quelli del concorso del 2006. Eh sì, perché i concorsisti c’hanno fatto talmente l’abitudine che.....si spaventano al solo pensiero di essere arrivati, di essersi realizzati, per una buona volta, di aver trovato quello che una volta era “il posto fisso”. Oddio, non che facciano particolare difficoltà: con 1400 euro al mese a Milano, Torino o Roma non vivi bene, tutt’altro. Infatti, il concorsista ha conservato la stessa stanza nello stesso appartamento in cui ha trascorso gli anni dell’Università: gli altri flatmates, col tempo, se ne sono andati, il concorsista è rimasto. Altro che bamboccione ! In Italia, molti concorsi pubblici sono truccati: c’è chi le risposte ai quiz o i temi d’esame li conosce in anticipo. Non dimentichiamo mai che l’Italia è quel paese per colpa del quale nel 1998 fu annullato un intero concorso UE: 400 posti disponibili in tutta Europa, 500 Italiani consegnarono compiti praticamente uguali e perfetti. Ma il concorsista non è un raccomandato: il raccomandato fa un solo concorso, quello giusto, lo vince e si sistema per tutta la vita. Il concorsista è concorsista in quanto non raccomandato. Il concorso è per lui un’incredibile occasione di incontro, di scambio di opinioni e di esperienze, di dialogo su sogni e speranze neanche troppo segrete. Il concorsista normalmente si fidanza con una concorsista, ché, almeno, studiando insieme, si unisce l’utile al dilettevole. Molti si sono addirittura sposati, gli incoscienti, e alla domanda di rito “dove vi siete conosciuti ?” rispondono all’unisono: “ad un concorso, che domande... !?!”. Basta, silenzio. Si entra in aula. Il concorsista diventa candidato: ora il gioco si fa serio. Ma dura poco. Il divertimento, infatti, ricomincia all’uscita della prova, ché il concorsista è fondamentalmente un personaggio simpatico. Dalle reazioni alla prova, capisci immediatamente che tipo di studi ha alle spalle: “in diritto ho sparato a caso” (laureato in economia), “amministrativo è sempre una maledetta bestia” (laureato in giurisprudenza, con voto di laurea superiore al 100), “io di economia politica non ci capisco niente, non mi entra in testa” (laureato in giurisprudenza, normalmente con voto di laurea inferiore al 100, ha un 19/30 proprio in economia politica), “non ho proprio le basi per fare ‘sti concorsi” (laureato in scienze politiche), “con 15 giorni di studio in più....si poteva fare, ‘sto concorso” (concorsista di professione, laurea indefinita).… Bisogna aiutare, i concorsisti, e bisogna farlo in modo incisivo e soprattutto alla svelta. Altrimenti, ci ritroveremo fra una dozzina d’anni di fronte al bambinetto che ingenuamente chiederà: “Papà, ma tu che lavoro hai fatto tra la laurea e questo lavoro qui ?” “Ho fatto il concorsista, figlio mio”. Speriamo che quel papà possa parlare di questo lavoro " ché non c’è lavoro più estenuante di chi cerca un lavoro " come una professione passata, ormai caduta in disuso. E quel papà possa sorridere, pensando alla hall di un palazzetto dello sport dove la gente si ritrova solo perché lì giocano ancora al basket. |