Una domenica Cambridge

(Vergoni Gilberto)


Un giorno a Cambridge
nel Novembre 2002

Ero già a Cambridge , verso la metà di Novembre 2002. Mi sentivo solo, con difficoltà linguistiche, di abitudini di vita e lontano dagli affetti.
Mia moglie mi ricordava continuamente che si sentiva sola e che i ragazzi soffrivano la mia assenza: non riusciva a trasformare in orgoglio il fatto che io fossi in una delle Università più prestigiose del mondo.
Cominciavo a pensare che rimanere fosse un peccato d’ orgoglio.
Era una domenica come oggi, uggiosa, con pioggerellina ed inverno incipiente.
Entrai in una chiesa cattolica di stile neogotico. Il silenzio mi avvolse assieme al tenue odore di incenso. Mi sentii a mio agio.
Lentamente mi portai verso la parete opposta alla entrata. Vidi delle scritte.
Incuriosito iniziai a leggere il Padre Nostro in tutte le lingue sulle pareti perimetrali, anche in latino.
Trovai un po’ di pace e mi sedetti sulle ultime bancate. In quindici minuti circa la chiesa si affollò di bisbigli con anche parole nella mia lingua. Stava per iniziare la Santa messa in Italiano.
Io mi sono sempre ritenuto un filoso cristiano cattolico non credente.
Ma era bello stare lì.
Rimasi seduto. La sacra Lettura era quella di Matteo 25,14-30:”Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità…”
Quella insomma della parabola sui “talenti” .
L’ omelia fu equilibrata, intelligentemente semplice, quasi esoterica.
Finita la Sacra Funzione andai a salutare il sacerdote .
Mi strinse forte la mano e nel commiato un abbraccio come da fratello a fratello.
Rimasi a Cambridge.