Ad Est, sulle strade della ex-Jugoslavia

(Ebraico Giuseppe)


Devo scrivere alla svelta, prima che sia troppo tardi.
Anzi, a dire il vero, sono già in ritardo.
Devo confezionare il tutto prima che comincino a darmi del baro, ascoltando certi miei racconti, o mi diano del matto, guardando certe mie foto.
Chi crederebbe infatti alle diciassette ore trascorse alla guida di una Ford Fiesta, da Brescia a Podgorica? Oggi, con l’autostrada Rijeka " Ploce, i tempi sono notevolmente ridotti, code estive permettendo.
E perché quello zaino in spalla, tutti in colonna, a piedi, per attraversare la frontiera tra Croazia e Montenegro? Oggi ci sono confortevoli e rapidi pulmini (kombi) tra Dubrovnik e Herceg Novi e la frontiera, costruita con fondi UE pre-accessione, è tra le più nuove e sfavillanti d’Europa.
Dissi fin da subito che era assurdo avere uffici doganali piazzati in salita, dove macchine e TIR erano costretti ad utilizzare abbondantemente la prima marcia ed il freno a mano: oggi ci sono begl'uffici, costruiti duecento metri più in basso, sul piano.
Correva il dicembre 2003.
E’ cambiato - molto semplicemente - t u t t o.
Oddio, qualcosa no, per essere sinceri.
Le strade della Slovenia, per esempio. Perché tra Trieste e Rijeka (64 km) si va ancora in statale, quando il resto è tutto in autostrada? Perché, invece, la Zagabria " Spalato, interamente in territorio croato, coi suoi viadotti, le gallerie e i suoi tanti chilometri, è già operativa da anni, mentre quei trentadue chilometri di Slovenia, tra Italia e Croazia, vedono ancora affiancarsi biciclette e TIR, che sfiorano ardite vecchiette che camminano sul ciglio della strada ?
I ciclisti le salutano frettolosamente, i TIR le stirano.
Perché grazie a quei trentadue chilometri di statale “campano” quattro benzinai e una decina di trattorie tradizionali, che non “molleranno” facilmente, all’idea di essere sostituiti da un unico, ampio e pulito Autogrill con annesso rifornimento di benzina !
Chiaro il concetto?
Andrej, intelligente ragazzo sloveno, annuisce. Noi le autostrade le facciamo, dice, ma da Koper (Capodistria) a Maribor, dove ci interessa che gli Sloveni vadano rapidi. Sul resto, la tiriamo per le lunghe....
E se il Commissario UE ai Trasporti dorme, la tirano ancora più lunga - soggiungo io.
Non a caso, mentre i Croati nel 2002-2003 lavoravano anche di notte per finire i lavori, i cantieri sloveni mi apparivano, a distanza di mesi, sempre allo stesso punto.
Solo novanta chilometri separano Trieste da Ljubljana: il treno ci mette ben quattro ore, chi lo crederebbe ?
Ma se rifletti che il porto di Trieste è il diretto concorrente di quello di Capodistria, non credo
serva aggiungere molto altro.
E noi continuano a chiamarla…. Europa Unita, mi vien da ridere.
Gli Sloveni sono, da questo punto di vista, i Francesi della “nuova” UE. Sono bravissimi a curare i loro interessi, anzi, in questo, sono insuperabili.
Quando ero a Bruxelles, non passava giorno in cui l’amico Davide non mi facesse notare come i Francesi attuassero una tale opera di lobbying nelle Istituzioni europee, a tutti i livelli della burocrazia, che, di fatto, non c’era norma europea che vedesse la luce senza il preventivo gradimento di Parigi.
Ma anche i Tedeschi fanno benissimo i loro interessi, mi gridate in coro!!
Lo so perfettamente. Ma mentre “l’Europa è una grande Germania, dopo tutto”, ”la France, c’est la
France, Monsieur”. E’ il risultato della differenza tra l’eredità storica del Generale De Gaulle, da una parte, e quella di Helmut Kohl, dall’altra.
Ecco allora perché,mentre si lavorava anche di notte per preparare la Zagreb " Split per le poderose Bmw e Mercedes che, nell’estate 2004, avrebbero invaso la Croazia, la Trieste " Rijeka è ancora una statale.
E gli Italiani???
No, loro di queste cose non si preoccupano, vanno in camper, loro.
E vuoi mettere la soddisfazione, al ritorno dalle vacanze, di dire al vicino di casa: “Ho fatto quattro ore fermo in coda col camper, tra Rijeka e Trieste, ma ho cucinato certi spaghetti nell’attesa….!!” ?
Quegli stessi italiani, che alle 6.15 del mattino chiedono cappuccio e brioche ad un assonnato barista bosniaco. E convincili tu che un croccante burek appena sfornato, accompagnato da una tazza di yogurt naturale, è molto ma molto più appetitoso!
Ovetto Kinder pagato con carta di credito, e non se ne parli più.
Quei dodici km di costa bosniaca nei pressi di Neum, tutta circondata da territorio croato, van bene per far benzina alla macchina, non per ristorare gli uomini.
In questa corsa verso quella che noi occidentali chiamiamo normalità e che loro, gli ex-Jugoslavi, chiamano progresso, c’è un baluardo dove trovare rifugio: il Montenegro.
Qui si usa già dal 2002 come moneta l’Euro per tutti gli scambi della vita quotidiana, ma un’automobile montenegrina, causa le sue origini “non chiare”, ha ancora oggi problemi a passare la frontiera croata, per cui per un normale abitante di Podgorica è più agevole rivolgersi verso la lontana Belgrado, piuttosto che raggiungere l’estero dalla vicina bellissima Dubrovnik. Il mezzo più usato qui è il taxi multiplo, un mini van da 8-12 persone che non appena è pieno, parte; altrimenti... parte lo stesso.
A Londra c’è il taxi, a Barcelona lo scooter, a Milano la metro, a Roma il bus, in queste lande dell'Est Europa... il kombi.
Se vi capita di incrociare auto che dall’opposta corsia vi fanno insistentemente “i fari”, è il segnale che la onnipresente polizia è in agguato: eccoli, allora, tempestivi e rispettosi delle regole come Svizzeri, i guidatori scendono bruscamente a 50 km/h e indossano al volo la cintura, per togliersela e riprendere a sfrecciare cento metri dopo il potenziale pericolo rappresentato dai famelici agenti stradali.
Tra la capitale Podgorica e la bella cittadina costiera di Budva, collegate da un’impervia strada di montagna, ho visto sorpassi inenarrabili, roba da far rabbrividire un esperto pilota di rally.
Le Coste di Sant’Eusebio (BS), per intenderci, sono una tranquilla strada di campagna, al confronto.
Qui il numero degli incidenti è altissimo, talmente alto che lo Stato ha dovuto vietare persino di porre fiori e lapidi a causa dell’eccessivo numero di.....”presenze” che si erano registrate, lungo i bordi della carreggiata, nel corso degli ultimi anni.
Non si sa bene se ciò sia stato fatto per non spaventare troppo i turisti di passaggio, per non spingere a sciocche emulazioni gli autoctoni o per non creare un indebito luogo di culto.
Scendendo sulla costa, tra la frontiera montenegrina e la città croata di Spalato vi attendono ben 255 km di un’affollata strada statale a una sola corsia per senso di marcia, che segnerà immancabilmente il ritardo del vostro itinerario. La costa è tuttavia superba e risulta piacevole, di tanto in tanto, essere costretti a fermarsi per sgranchire le gambe e fare suggestive fotografie. Se sobbalzate paurosamente durante il tragitto, non temete: non sono i vostri ammortizzatori scarichi, è la strada
che è fatta a dune. Quando l’ho percorsa col pick-up di Max sobbalzavo a tal punto che mi sembrava di essere Bo e Luke nella Contea di Hazzard.
Dicono che Tito abbia fatto grande la Jugoslavia. Ma non ha dato loro nemmeno un’autostrada.
Se volete provare emozioni forti, consiglio la Karlovac " Ljubljana, di notte; poi ne riparliamo.
Sulle strade della ex " Jugoslavia, verso il nostro Est: se volete fate pure, ma in fretta !
Moderne autostrade, carte di credito e frontiere ormai prive di sbarre non hanno nessuna intenzione
di aspettare.
Siete avvisati.