Sottile, mi chiamavi per il mio nome

Sottile mi chiamavi per il mio nome, 
agitando le acque del desiderio, 
ed eri percorso marino, non una donna 
quella che continuava a solcare il mio passatempo. 

La tempesta, seguì in salita 
ma nuotavamo nell'occhio dell'uragano 
dove alfa ed omega è solo principio 
che fa esplodere il gran big bang. 

E le nostre molecole si unirono 
in atomi dispersi di ansietà.  
Fuochi della sfregatura si agganciarono 
infuocati fummo, una sola volontà. 

Le nostre onde impennate, 
scossero la terra ed il mare.  
Eravamo tremore di pelle aureola 
lingue vive senza parlare. 

Meduse galleggiando in mareggiate;  
incontinenza di bivalve 
penetrando nelle sabbie umide scaldate 
dal magma che andava eruttando. 

Sembrava il fine dell'esistenza.  
Caotica la consegna al suo absso.  
Gemevamo per un pò di clemenza, 
impossibile sopportare la cosa pazzesca. 

La daga penetrava lacerante 
ed andavi via già in un grido alterato 
quando in ultima onda di un istante 
passiamo ad un Eden inaspettato. 

Ora tutto è calmo, in questo paradiso;  
felici ci troviamo stremati.  
Pensiamo che fu Dio, quello che lo fece 
per farci sentire suoi più amati.
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