Nostalgie poetiche

Ancora conservo nei miei cieli 
quell'imbrunire 
di ortensie incoronate 
nelle cuspidi dove si mantiene 
il segreto della vita.
E le mie mani ...
Le mie mani di fuoco, 
suonando a cavalcioni la purezza nascente 
nella profondità più recondita del mio essere.
E quel fuoco geloso nelle vene 
sensazione di sublime grandezza 
a niente paragonabile.
Né gli inferni dove abito 
né i cieli che anelo 
poterono albergare 
la fortuna di sentire gli occhi dei papaveri 
aprendo il giorno 
e le foglie rinsecchite 
tornando perenni e lucide 
chiudendo le mie notti.
Niente è paragonabile al galoppo del sangue 
incolume, 
nei cardini delle strofe.
A quelle ali di primavere ricoperte, 
a sentire come un aurea di supremazia 
allatta i minuti, 
ed il tremolare di una carezza 
addolcisce l'istante 
di imperiture sonate 
con aromi di immortale 
storie che cesellarono 
già altre anime.
Ed ora che mi cantano le solitudini 
le sue profetiche ballate, 
che il mio corpo passeggia tra foschie 
a lombi di una mente assiderata 
ed il freddo è più freddo 
la notte più chiusa 
le mani sono meno aperte 
ed il cuore è un semplice muscolo, 
ora so che niente è paragonabile 
alla fortuna di sentirsi 
poeta.
data autore commento (si può commentare solo se si è loggati)